26 settembre 2010
diritti
TRIVELLAZIONI NEI CALANCHI? OPPONIAMOCI!!!!
Articolo scritto sul blog del comitato no oil lucania, che riporto anche su questa mia pagina virtuale a "tedio" dei miei quattro (o tre... ho perso il conto) lettori! Grazie ad un'amica di Facebook (che per ora non menziono) mi è giunta
la seguente comunicazione:
Il 30 settembre, fra pochi giorni, scade la possibilità di contestare
la VIA, Valutazione di impatto ambientale, presentata dalla società
mineraria Medoilgas Civita Ltd, per un nuovo pozzo in un'area
particolare dei calanchi. Particolare sia per i grani, gli oli e gli
allevamenti prodotti e sia per la presenza, in questa area unica della
Basilicata, che è quella che circonda tutta la valle del
Cavone/Salandrella, di importanti aree geologiche (uno strato di
Pleistocene medio di rara purezza geologica e riconosciuto a livello
mondiale) e architettoniche (masserie fortificate). In più, è oramai
sempre più conclamato, che tutta la filiera degli idrocarburi è
cancerogena a tal punto che lo Stato della California ha preteso dalle
maggiori compagnie petrolifere anglo-americane di certificare, a tutela
dei cittadini californiani, l'esistenza di questo rischio dalla ricerca
del petrolio fino al pieno di benzina nella nostra auto (allego il
Warning americano). Se le compagnie petrolifere certificano che la loro
filiera è cancerogena per i cittadini californiani, probabilmente lo è
anche per noi lucani e per noi italiani.
Tutta questa premessa per chiedere, a chi è d'accordo, di stampare
l'allegato del warning e l'allegato di contestazione alla Via per pozzo
fiume Cavone 1 dir (quest'ultimo è da firmare) e di spedirli entro il
30 settembre (ripeto, il 30 settembre), alla Regione Basilicata,
ufficio compatibilità ambientale, Dipartimento ambiente, via V.
Verrastro, 85100, Potenza.Può essere spedito da chiunque, cittadino o
associazione o ente pubblico, anche se abitano a Canicattì, Marsala e
Domodossola.
Come Comitato no oil e come Comunità Lucana - Movimento no oil
diffondiamo la notizia; pubblichiamo (sempre grazie all'amica di cui
sopra) il modello da stampare e firmare:
_____________________________________________________________________________________________
Alla Regione Basilicata
Ufficio compatibilità Ambientale
via V. Verrastro
85100 - POTENZA
Oggetto: Opposizione alla procedura di VIA per pozzo di
esplorazione “fiume Cavone 1 dir” in territorio di Pisticci, Permesso
di ricerca Montalbano, Regione Basilicata, depositata il 30 luglio 2010
all’Ufficio Compatibilità ambientale del Dipartimento Ambiente della
Regione Basilicata, dalla Medoilgas Civita Ltd, con sede a Roma in via
Cornelia 498.
Lo scrivente si oppone alla VIA in oggetto per i seguenti motivi :
L’area dei Calanchi oggetto di trivellazione e ricerca
petrolifera è individuata come area unica per le sue caratteristiche
naturalistiche ed è destinata a diventare un parco naturalistico per il
quale, da decenni, si battono cittadini e associazioni. Già esiste un
progetto di riserva naturalistica promosso dalla stessa Regione
Basilicata che interessa una parte dell’estesa area dei Calanchi e che
si chiama Parco del Geosito dei Calanchi di Montalbano. La Regione ha
già pronto un Ddl per questa area che è la stessa della concessione
Montalbano dove si vuole ora ricercare e poi perforare col pozzo di
esplorazione Cavone 1 dir. È stata richiesta l’area protetta per il
Parco dei Calanchi del Geosito di Montalbano Parco del Geosito perché
in questa zona, tra i calanchi sedimentati in milioni di anni, è stata
trovata un’era geologica risalente al Pleistocene Medio, 1 milione di
anni fa, di una tale purezza geologica e di stratificazione, che è in
concorrenza con un sito in Nuova Zelanda per il titolo di Chiodo d’Oro.
Un prestigiosissimo riconoscimento internazionale di geologia che
consente a chi lo possiede di essere riportato in tutti i testi odiali
come area di riferimento per studiare la perfezione della
sedimentazione millenaria. Va da sé che se non avrà il Chiodo d’Oro,
l’area dei calanchi dove vuole perforare la MedoilGas, sarà il secondo
sito al mondo. È uno dei motivi per cui questa area dei calanchi, ma in
generale, tutta l’area calanchiva, è costantemente visitata dagli
scienziati di mezzo mondo. Questa area dei calanchi è la parte orografia
di questa regione che più la caratterizza all’interno e all’esterno
dei suoi confini. Tanto che anche enti pubblici, come la Comunità Basso
Sinni, nell’approntare tavole turistiche e la cartellonistica stradale
per indicazioni turistiche, definisce i Calanchi lucani come “il luogo
dell’anima della Basilicata”.
Le Università di mezzo mondo, dopo la scoperta dello strato di
Pleistocene Medio nell’area dei dintorni calanchivi di Montalbano
Jonico, stanno studiando gli interi 600 kmq dell’intera area calanchiva
lucana.
Inoltre, il parco e la tutela del territorio sono propedeutici allo
sviluppo di un indotto turistico di eccellenza e al mantenimento di una
agricoltura di qualità del territori, economicamente molto più
redditizia di qualsiasi royalites a tempo determinatoda elargire ai
territori, anche perché, per i pozzi già estrattivi in Val Basento,
area attigua e confinante con quella dei calanchi, le royalites non
superano i 100 mila euro annui in totale, per tutti i comuni già
interessati dall’estrazione mineraria. mentre tutta l’area calanchiva,
non solo è coltivata da millenni, ma è area di produzioni di pregiate e
antiche e locali qualità di grano (Mayorca, Svevo, Cappello,
Carosello) che nel vicino Parco del Pollino, utilizzando il marchio
dell’area protetta, rappresentano un’opportunità economica e di traino
turistico elevato. Anche gli ulivi sono secolari e pregiati, come
l’oliva Maiatica di Ferrandina, prodotto di un Presidio Slow Food.
L’area produce anche pregiate pere locali e soprattutto, ha un’arancia
tardiva, la Staccia di Tursi Montalbano, che è entrata a far parte
dell’Arca dei Sapori di Slow Food ed è candidata ad entrare anch’essa
nel Presidio dell’importante e internazionale organismo di tutela di
Carlo Petrini.
Inoltre, in tutta l’area dei calanchi, oltre alla originalità
orografica e geologica e agricola, insistono diverse masserie
fortificate, da Montalbano, a Pisticci, a Ferrandina, a Craco, ad
Aliano (dove c’è la casa e la tomba di Carlo Levi), Santarcangelo,
Missanello e Stigliano. Che tutti insieme compongono l’intero territorio
dei Calchi lucani, conosciuti anche dagli autori delle mappe di Google
Heart e dalla stessa Regione Basilicata, visto che ha un progetto di
totale protezione dell’area che si chiama Parco dei Calanchi e degli
Ulivi della Basilicata. Esiste anche un progetto di tutela e di percorso
turistico delle masserie fortificate dell’area.
È risaputo che turismo ed agricoltura non si conciliano affatto con le
ricerche e le estrazioni petrolifere perché inquinano le falde
freatiche, i terreni e l’aria circostante e generano tumore. Le
maggiori compagnie petrolifere americane e inglesi, hanno infatti
sottoscritto con lo Stato della California, un warning sul rischio
cancerogeno di tutta la filiera degli idrocarburi, dalla ricerca
all’immissione nei serbatoi delle auto nelle stazioni di servizio.
L’area è anche nota a livello internazionale come la “TERRA DEI
RAPACI”, visto il numero e la tipologia di razze e varietà di falchi e
falconidi, molti di questi protetti dalle leggi dello Stato ed europee.
L’area è anche dedita al pascolo e all’allevamento sia di razze
generali che delle mucche tipiche podoliche e del suino nero lucano.
Inoltre ancora: nella VIA presentata:
-Non è stato redatto alcuno studio sulle falde acquifere
superficiali e sotterrane;
-Non sono definite nella procedura di Via le sostanze chimiche da
utilizzare per la perforazione né gli esplosivi che utilizzeranno per
procurare onde sismiche per l’indagine del sottosuolo, né che tipo di
rifiuti verranno prodotti, la loro classificazione, le quantità che
finiranno nel terreno e quelle generate complessivamente nelle
operazioni di ricerca petrolifera;
-I prodotti chimici utilizzati per le trivellazioni e per
sciogliere la crosta terrestre ,nonché i fluidi e i fanghi di
perforazione lavorati con sostanze chimiche (in molti casi è stata gia
dimostrata la loro natura tossico e nociva) costituiscono pericolo per
le falde acquifere dei Calanchi, la cui area, oltre alle peculiarità
già elencate, ospita il più grande bacino idrico sotterraneo della
Regione Basilicata, superiore agli stessi invasi artificiali di cui la
Basilicata dispone;
- Non è definita la quantità e qualità dei rifiuti tossici,
speciali e petroliferi che la ricerca di idrocarburi produrrà e come
sarà effettuato lo smaltimento di tali prodotti;
- Non è definita la qualità e la quantità degli inquinanti che
rimarranno nel sottosuolo e soprattutto nell’aria che ricadrà per
l’effetto camino nei campi adiacenti;
- Non è definita in caso di esito positivo l’attività estrattiva,
le quantità di rifiuti liquidi e gassosi e dei fanghi petroliferi che
rischiano di essere assorbiti dall’ambiente esterno;.
- Non esiste nessuna garanzia contro l’inquinamento della falda
superficiale a seguito trivellazioni petrolifere e dei pozzi d’acqua da
cui le abitazioni nei pressi dell’area di trivellazione emungono acqua
di tipo sanitario, agricolo e per gli allevamenti;
- Non esiste un piano di emergenza esterno per le popolazioni
locali e per tutelare il territorio e l’ambiente circostante. Un pozzo
petrolifero è da considerare come un impianto ad alto rischio, per
scoppi, microsismi, subsidenze, inquinamento delle acque, del suolo e
dell’aria.;
- Non esiste una rete di monitoraggio regionale locale che
controlli gli inquinanti petroliferi e pubblichi periodicamente dei
dati che tranquillizzino le popolazioni sullo stato di aria, acqua a
seguito delle estrazioni petrolifere;
- Non esiste alcuna garanzia economica da parte dell’esercente
del pozzo petrolifero su possibili risarcimenti derivanti da danni a
cose e persone o all’ambiente circostante;
- Le opere per realizzare la piattaforma di trivellazione, anche
per i soli permessi di ricerca, riguardano muri e gettate di cemento,
realizzazioni di recinzioni e l’installazione di una enorme torre
petrolifera, in ogni comune chi deve realizzare un piccolo muretto deve
chiedere una regolare concessione edilizia al comune interessato, beni
ambientali, paesaggistici e pagare una serie di oneri. Per cui non
possiamo avere due pesi e due misure, ossia il cittadino è oberato da
mille permessi e una società petrolifera ha una VIA dalla Regione solo
per presa visione del comune interessato;
- L’opera è da considerarsi molto impattante e la semplice affissione
all’albo pretorio dell’avviso VIA senza informare correttamente la
popolazione ad esempio attraverso una assemblea pubblica e/o audizione
pubblica è contro ogni regola di democrazia e partecipazione sociale.
Certi di un Vostro valido riscontro e dell’attenzione che Vorrete
prestare alle nostre osservazioni, in attesa di una bocciatura, si
inviano cordiali saluti.
FIRMATO
L'auspicio è che siamo in tantissimi ad inviare ENTRO IL 30 SETTEMBRE
il documento firmato!
Antonio Bevilacqua.
1 settembre 2010
LAVORO
FIAT SATA E FABBRICHE ITALIA VARIE.
Pubblico un post che ho scritto sul blog del Comitato no oil lucania
Dal sito istituzionale della Regione Basilicata (che con la nuova veste sembra funzionare a singhiozzo) copio e incollo il seguente articolo
Fiat, Navazio (Ial): “Marchionne mi ha convinto”.
30/08/2010
ACR“Con franchezza affermo che Sergio Marchionne mi ha convinto. E non mi spaventa il giudizio che scatenerà tale affermazione”. E’ quanto afferma in una nota sul caso Fiat il capogruppo di “Io amo la Lucania” in Consiglio regionale, Alfonso Ernesto Navazio, a parere del quale l’incipit che l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne ha pronunciato giorni fa a Rimini al meeting di Comunione e Liberazione (“Quello che ho sempre cercato di fare, a costo di passare per rude, è parlare in modo chiaro e diretto, senza la presunzione di avere la verità in tasca, ma con la convinzione che l’onestà intellettuale sia il modo migliore per dare il proprio contributo e compiere insieme passi avanti”), “sprona tutti noi ad assumere atteggiamenti che permettano, senza calcoli politici, di dire ciò che realmente si ha in testa”.
“Separare i fatti dalle opinioni – aggiunge Navazio - è sempre più difficile nel mondo in cui viviamo. I vari soggetti politici, economici e sociali, tutti portatori di interessi generali, tuttavia, si fanno portatori di illusioni, si fanno paladini di una battaglia che si rinnova e si ridefinisce continuamente ma che ha un solo unico scopo”.
“Fa impressione, invece, che Fiat raccolga apprezzamenti, complimenti e consensi tra i lavoratori statunitensi – afferma ancora l’esponente politico - ed i loro rappresentanti sindacali tanto da affidare a Marchionne quota parte della dote dei fondi pensione e qui, in Italia, il progetto Fabbrica Italia non ha trovato un benché minimo apprezzamento. O non è stato compreso il progetto o c’è malafede. Non ci sono molte aziende (italiane) che investono in Italia qualcosa come 20 miliardi di euro. Viviamo un’epoca di cambiamenti rapidissimi che possono essere interpretati e affrontati soltanto grazie a schemi culturali e mentali che superino ed abbandonino i modelli purtroppo applicati negli anni settanta.
“I nostri sindacati avrebbero investito il loro fondo pensioni?”, si domanda ancora Navazio, per il quale invece “si preferisce lo scontro fra capitale e lavoro. Si richiamano i distinguo tra forza - lavoro e lavoro. Il lavoro assume, persino, carattere antagonistico (come si interpretava un tempo)”.
A parere di Navazio “non è uno spettacolo decente il peregrinare tra vari dibattiti dei tre protagonisti ribadendo ciò che la magistratura ha già accertato. Come dice qualcuno accade che su questioni più o meno importanti si possa assistere al confronto fra opinioni tutte poste sul medesimo piano, come se si trattasse di gusti personali. Ed è completamente scomparsa l’idea che sulle questioni di fatto non contano le opinioni ma le prove esibite da soggetti imparziali e competenti. C’è una tale schizofrenia in giro che si perde il contatto con la realtà e si dà retta, solo, ai luoghi comuni. La babele delle opinioni che investe quotidianamente questo o altro accadimento, il voler a tutti costi dimostrare una solidarietà (più di facciata il più delle volte), il voler separare anziché unire comporta una visione lacerante e demagogica della società. Piace lo scontro. C’è sempre qualcuno che interpreta l’antagonismo come un mezzo. La declamata globalizzazione, la libera circolazione delle idee nel mondo internettiano hanno reso l’idea di un mondo che non è libero”.
“Nel nostro paese – conclude Navazio - l’industria automobilistica è alle soglie di una sfida epocale con il resto del mondo. O capiamo questo o risulterà difficile andare avanti. E’ tempo di intraprendere un atteggiamento sfidante che sferzi l’autoreferenzialità della provincia Italia e il mondo di ieri delle sue classi dirigenti. Occorre che la maggioranza degli uomini e delle donne, quelli silenziosi, quelli che ti fanno capire che sono stufi di questi conflitti, quelli che vogliono vivere legati ad una quotidianità che non banalizzi il loro essere, escano allo scoperto. E’ tempo che si ritiri la delega inconsapevolmente rilasciata”.
Insomma, abbiamo idea di dove il movimento “IO AMO LA LUCANIA” vuole andare a parare. Ma, per completezza di informazione qui si può trovare l’intervento integrale dell’AD FIAT, Marchionne.
Riportiamo alcuni stralci del suo intervento:
“A volte ho l’impressione che gli sforzi che la Fiat sta facendo per rafforzare la presenza industriale in Italia non vengano compresi oppure non siano apprezzati intenzionalmente. La verità è che la Fiat è l’unica azienda disposta a investire 20 miliardi di euro in Italia, l’unica disposta a intervenire sulle debolezze di un sistema produttivo per trasformarlo in qualcosa che non abbia sempre bisogno di interventi d’emergenza. Qualcosa che sia solido e duraturo, da cui partire per immaginare il futuro. La verità è che questo sforzo viene visto da alcuni con la lente deformata del conflitto. Non siamo più negli Anni Sessanta. Non è possibile gettare le basi del domani continuando a pensare che ci sia una lotta tra “capitale” e “lavoro”, tra “padroni” e “operai”. Se l’Italia non riesce ad abbandonare questo modello di pensiero, non risolveremo mai niente. Erigere barricate all’interno del nostro sistema alimenta solo una guerra in famiglia. L’unica vera sfida è quella che ci vede di fronte al resto del mondo. Quello di cui ora c’è bisogno è un grande sforzo collettivo, una specie di patto sociale per condividere gli impegni, le responsabilità e i sacrifici e per dare al Paese la possibilità di andare avanti”.
Che sembrerebbe un voler rimarcare che nel nostro paese esiste ancora un problema di “Lotta di Classe” di Marxiana memoria a lasciare un sistema produttivo e industriale italiano debole e assolutamente non competitivo rispetto ad altri paesi. Il che, ovviamente, rappresenta un’opinione… ed in quanto opinione, mi si consenta la battuta, è altamente opinabile. Ovviamente non ci è sfuggita un’altra dichiarazione che, precedentemente al richiamo alla guerra tra padroni e operai, viene fuori dal “cilindro” di Marchionne; è la seguente:
“La crisi ha reso più evidente e, purtroppo, per molte famiglie, anche più drammatica la debolezza della struttura industriale italiana. La cosa peggiore di un sistema industriale, quando non è in grado di competere, è che alla fine sono i lavoratori a pagarne direttamente – e senza colpa – le conseguenze.
Quello che noi abbiamo cercato di fare, e stiamo facendo, con il progetto “Fabbrica Italia” è invertire questa rotta. Il piano, presentato quattro mesi fa, dimostra il nostro impegno per concentrare nel Paese grandi investimenti, per aumentare il numero di veicoli prodotti in Italia e far crescere le esportazioni. Per realizzare questo progetto è assolutamente indispensabile colmare il divario competitivo che ci separa dagli altri Paesi e portare la Fiat a quel livello di efficienza necessario per garantire all’Italia una grande industria dell’auto e a tutti i nostri lavoratori un futuro più sicuro. Conosciamo bene le regole dei mercati. Il loro andamento è determinato dalla domanda e dall’offerta, e trovano il loro equilibrio all’incrocio di queste due funzioni. Nella ricerca di questo equilibrio, non adottano principi etici e non sono condizionati da fattori o legami emotivi. Se lasciassimo il mercato libero di agire, alla sua maniera, le prospettive per la Fiat in Italia non sarebbero buone”.
Il richiamo alle regole dei mercati la dice lunga sulle intenzioni di Marchionne: Il mercato sopra ogni cosa (la lotta di classe, precedentemente richiamata, va a farsi benedire: il mercato è al di sopra dei padroni e degli operai). E, in nome del Dio Mercato, passa un messaggio subliminale inquietante: LA COSA PEGGIORE DI UN SISTEMA INDUSTRIALE , QUANDO NON È IN GRADO DI COMPETERE, È CHE ALLA FINE SONO I LAVORATORI A PAGARNE DIRETTAMENTE E – SENZA COLPA – LE CONSEGUENZE.
L’affermazione contiene un messaggio profondo (molto profondo): in nome della competitività e del mercato, necessita una riforma del sistema produttivo. E se non si attua questa riforma, le cose sono destinate a danneggiare soprattutto i lavoratori, perché le fabbriche sono costrette a chiudere o ad essere spostate in paesi nei quali questa riforma è attuabile.
Insomma: un sistema produttivo che “privilegia” i lavoratori invece della competitività, è destinato a soccombere! Ecco che, a questo punto, saltano fuori affermazioni del Ministro Tremonti che, con disinvoltura massima, dice che “La legge 626 è un LUSSO che non possiamo permetterci” (basta cliccare qui per avere più informazioni in proposito). Il ministro smentisce se stesso, affermando di essersi riferito alla giurisdizione europea, non alla sicurezza. Intanto, però, il messaggio è passato: Sicurezza, diritti acquisiti dopo decenni di lotte serrate, sono un LUSSO.
Ecco che, a questo punto, a differenza del Consigliere Navazio, possiamo affermare che il discorso di Marchionne non ci convince affatto!!!
Forse perché siamo dei romantici idealisti e fondamentalisti? No, affatto: crediamo, semplicemente, che il Dio mercato non può essere il pretesto per far passare in secondo piano l’Uomo e il lavoratore. E se la dichiarazione di intenti di Marchionne quando dice “Quello di cui ora c’è bisogno è un grande sforzo collettivo, una specie di patto sociale per condividere gli impegni, le responsabilità e i sacrifici e per dare al Paese la possibilità di andare avanti” intende riferirsi ad una vera e propria condivisione, ad un vero e proprio patto sociale col quale TUTTI (quindi anche i consiglieri d’amministrazione e gli azionisti) debbano condividere i sacrifici, allora si può anche discutere e mettersi ad un tavolo per trovare la strada migliore. Se i sacrifici toccano (come sempre è accaduto) solo agli operai, ai lavoratori svuotati della loro componente umana e trasformati in freddi numeri beh… allora non ci siamo proprio!!!
Ah, per concludere: a proposito dell’ultima frase del comunicato di Navazio, possiamo affermare che, in linea di massima, siamo d’accordo. Ma decenni di “voto affidato”, di “deleghe in bianco” (leggasi metodo clientelare) sono difficili da sradicare. Anche noi ci battiamo perché il cittadino, quello che se ne sta silenzioso, riesca, quanto prima, a liberarsi dal “guinzaglio” che i politici gli hanno messo, e possa, finalmente, scegliere sulla base di programmi e non di “favori” da ricevere.
Meditiamo gente, meditiamo!
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