19 giugno 2014
diritti
É GIUSTO DOMANDARE GIUSTIZIA..
Questo
mio nuovo post parte da questo piccolo presupposto-dettaglio: Al
di là di cosa si possa pensare del Cristo, ritengo che in pochi,
nella storia, abbiano fatto caso alla questione che, assieme a lui,
siano stati crocifissi, quindi condannati a morte tra atroci
tormenti, due ladroni. Ladroni che, dopo secoli di evoluzione di
quella che possiamo definire “Redazione della Carta dei Diritti
dell’Uomo”, al giorno d’oggi, prenderebbero al massimo 2-3 anni
di carcere per i reati commessi. Nella storia dell’ebraismo, la
legge del taglione interviene a equilibrare, se mi si passa il
termine, pena e reato. Cosa che, come è evidente, per l’Impero
Romano, non avviene (dal momento che la crocifissione è ancora una
pena che viene inflitta per il più efferato dei delitti come per il
meno efferato, all’epoca del Cristo). Ma come lo si può far capire
a quei quattro cialtroni che postano i loro deliri e frustrazioni su
Facebook sapendo, a malapena, come citare alla meno peggio un
aforisma più o meno noto? Per
potersi esprimere in merito a qualunque questione, bisognerebbe che
la questione sia, in qualche modo, e al di là di qualunque
ragionevole dubbio, resa chiara ed univoca. Per cui, se uno viene
indagato per un qualunque crimine, bisognerebbe attendere, prima di
emettere giudizi o, addirittura, sentenze, che l’indagine abbia
avuto un termine, che il processo si sia celebrato e che sia stata
emessa una sentenza definitiva. Mi
si fa notare, ovviamente (e legittimamente, direi) che una volta
accertata la colpa il colpevole dovrebbe
essere messo “dentro” ma a spaccar pietre se vuol mangiare. Nulla
di più giusto. Se il tuo delitto è di una certa gravità, la tua
pena dev’essere commisurata al delitto commesso. Inoltre, va da sé
che la pena vada scontata in maniera “piena e intera”. Come
scrive Mario Petrone in un commento ad un mio aggiornamento su
Facebook: “Ti rieduco attraverso la fatica che devi fare se vuoi
pane e acqua!”. La mia risposta è la seguente: “Diciamo che, in
passato, mi ha molto colpito e influenzato, per quanto riguarda la
questione "rieducazione", un film americano dal titolo "Le
ali della libertà", con Tim Robbins e Morgan Freeman...”, di
cui allego il filmato di youtube a cui mi riferisco:
La
conclusione è la seguente: A tutti coloro che, preda di un'onda
forcaiola (al limite della giustizia sommaria e dell'impiccagione al
primo albero) si appellano a sensi di giustizia con citazioni
bibliche del tipo "occhio per occhio, dente per dente" (che
per l'epoca in cui fu formulata, aveva un suo senso compiuto), vorrei
ricordare ciò che, sempre sulla Bibbia, il Padreterno dice con
parole sue: "NESSUNO TOCCHI CAINO!!!!!". O, magari, altre
leggi del tipo "LA VENDETTA E' MIA!!!!". É giusto
domandare Giustizia... nient'altro..
| inviato da Nathan 2000 il 19/6/2014 alle 17:22 | |
26 settembre 2010
diritti
TRIVELLAZIONI NEI CALANCHI? OPPONIAMOCI!!!!
Articolo scritto sul blog del comitato no oil lucania, che riporto anche su questa mia pagina virtuale a "tedio" dei miei quattro (o tre... ho perso il conto) lettori! Grazie ad un'amica di Facebook (che per ora non menziono) mi è giunta
la seguente comunicazione:
Il 30 settembre, fra pochi giorni, scade la possibilità di contestare
la VIA, Valutazione di impatto ambientale, presentata dalla società
mineraria Medoilgas Civita Ltd, per un nuovo pozzo in un'area
particolare dei calanchi. Particolare sia per i grani, gli oli e gli
allevamenti prodotti e sia per la presenza, in questa area unica della
Basilicata, che è quella che circonda tutta la valle del
Cavone/Salandrella, di importanti aree geologiche (uno strato di
Pleistocene medio di rara purezza geologica e riconosciuto a livello
mondiale) e architettoniche (masserie fortificate). In più, è oramai
sempre più conclamato, che tutta la filiera degli idrocarburi è
cancerogena a tal punto che lo Stato della California ha preteso dalle
maggiori compagnie petrolifere anglo-americane di certificare, a tutela
dei cittadini californiani, l'esistenza di questo rischio dalla ricerca
del petrolio fino al pieno di benzina nella nostra auto (allego il
Warning americano). Se le compagnie petrolifere certificano che la loro
filiera è cancerogena per i cittadini californiani, probabilmente lo è
anche per noi lucani e per noi italiani.
Tutta questa premessa per chiedere, a chi è d'accordo, di stampare
l'allegato del warning e l'allegato di contestazione alla Via per pozzo
fiume Cavone 1 dir (quest'ultimo è da firmare) e di spedirli entro il
30 settembre (ripeto, il 30 settembre), alla Regione Basilicata,
ufficio compatibilità ambientale, Dipartimento ambiente, via V.
Verrastro, 85100, Potenza.Può essere spedito da chiunque, cittadino o
associazione o ente pubblico, anche se abitano a Canicattì, Marsala e
Domodossola.
Come Comitato no oil e come Comunità Lucana - Movimento no oil
diffondiamo la notizia; pubblichiamo (sempre grazie all'amica di cui
sopra) il modello da stampare e firmare:
_____________________________________________________________________________________________
Alla Regione Basilicata
Ufficio compatibilità Ambientale
via V. Verrastro
85100 - POTENZA
Oggetto: Opposizione alla procedura di VIA per pozzo di
esplorazione “fiume Cavone 1 dir” in territorio di Pisticci, Permesso
di ricerca Montalbano, Regione Basilicata, depositata il 30 luglio 2010
all’Ufficio Compatibilità ambientale del Dipartimento Ambiente della
Regione Basilicata, dalla Medoilgas Civita Ltd, con sede a Roma in via
Cornelia 498.
Lo scrivente si oppone alla VIA in oggetto per i seguenti motivi :
L’area dei Calanchi oggetto di trivellazione e ricerca
petrolifera è individuata come area unica per le sue caratteristiche
naturalistiche ed è destinata a diventare un parco naturalistico per il
quale, da decenni, si battono cittadini e associazioni. Già esiste un
progetto di riserva naturalistica promosso dalla stessa Regione
Basilicata che interessa una parte dell’estesa area dei Calanchi e che
si chiama Parco del Geosito dei Calanchi di Montalbano. La Regione ha
già pronto un Ddl per questa area che è la stessa della concessione
Montalbano dove si vuole ora ricercare e poi perforare col pozzo di
esplorazione Cavone 1 dir. È stata richiesta l’area protetta per il
Parco dei Calanchi del Geosito di Montalbano Parco del Geosito perché
in questa zona, tra i calanchi sedimentati in milioni di anni, è stata
trovata un’era geologica risalente al Pleistocene Medio, 1 milione di
anni fa, di una tale purezza geologica e di stratificazione, che è in
concorrenza con un sito in Nuova Zelanda per il titolo di Chiodo d’Oro.
Un prestigiosissimo riconoscimento internazionale di geologia che
consente a chi lo possiede di essere riportato in tutti i testi odiali
come area di riferimento per studiare la perfezione della
sedimentazione millenaria. Va da sé che se non avrà il Chiodo d’Oro,
l’area dei calanchi dove vuole perforare la MedoilGas, sarà il secondo
sito al mondo. È uno dei motivi per cui questa area dei calanchi, ma in
generale, tutta l’area calanchiva, è costantemente visitata dagli
scienziati di mezzo mondo. Questa area dei calanchi è la parte orografia
di questa regione che più la caratterizza all’interno e all’esterno
dei suoi confini. Tanto che anche enti pubblici, come la Comunità Basso
Sinni, nell’approntare tavole turistiche e la cartellonistica stradale
per indicazioni turistiche, definisce i Calanchi lucani come “il luogo
dell’anima della Basilicata”.
Le Università di mezzo mondo, dopo la scoperta dello strato di
Pleistocene Medio nell’area dei dintorni calanchivi di Montalbano
Jonico, stanno studiando gli interi 600 kmq dell’intera area calanchiva
lucana.
Inoltre, il parco e la tutela del territorio sono propedeutici allo
sviluppo di un indotto turistico di eccellenza e al mantenimento di una
agricoltura di qualità del territori, economicamente molto più
redditizia di qualsiasi royalites a tempo determinatoda elargire ai
territori, anche perché, per i pozzi già estrattivi in Val Basento,
area attigua e confinante con quella dei calanchi, le royalites non
superano i 100 mila euro annui in totale, per tutti i comuni già
interessati dall’estrazione mineraria. mentre tutta l’area calanchiva,
non solo è coltivata da millenni, ma è area di produzioni di pregiate e
antiche e locali qualità di grano (Mayorca, Svevo, Cappello,
Carosello) che nel vicino Parco del Pollino, utilizzando il marchio
dell’area protetta, rappresentano un’opportunità economica e di traino
turistico elevato. Anche gli ulivi sono secolari e pregiati, come
l’oliva Maiatica di Ferrandina, prodotto di un Presidio Slow Food.
L’area produce anche pregiate pere locali e soprattutto, ha un’arancia
tardiva, la Staccia di Tursi Montalbano, che è entrata a far parte
dell’Arca dei Sapori di Slow Food ed è candidata ad entrare anch’essa
nel Presidio dell’importante e internazionale organismo di tutela di
Carlo Petrini.
Inoltre, in tutta l’area dei calanchi, oltre alla originalità
orografica e geologica e agricola, insistono diverse masserie
fortificate, da Montalbano, a Pisticci, a Ferrandina, a Craco, ad
Aliano (dove c’è la casa e la tomba di Carlo Levi), Santarcangelo,
Missanello e Stigliano. Che tutti insieme compongono l’intero territorio
dei Calchi lucani, conosciuti anche dagli autori delle mappe di Google
Heart e dalla stessa Regione Basilicata, visto che ha un progetto di
totale protezione dell’area che si chiama Parco dei Calanchi e degli
Ulivi della Basilicata. Esiste anche un progetto di tutela e di percorso
turistico delle masserie fortificate dell’area.
È risaputo che turismo ed agricoltura non si conciliano affatto con le
ricerche e le estrazioni petrolifere perché inquinano le falde
freatiche, i terreni e l’aria circostante e generano tumore. Le
maggiori compagnie petrolifere americane e inglesi, hanno infatti
sottoscritto con lo Stato della California, un warning sul rischio
cancerogeno di tutta la filiera degli idrocarburi, dalla ricerca
all’immissione nei serbatoi delle auto nelle stazioni di servizio.
L’area è anche nota a livello internazionale come la “TERRA DEI
RAPACI”, visto il numero e la tipologia di razze e varietà di falchi e
falconidi, molti di questi protetti dalle leggi dello Stato ed europee.
L’area è anche dedita al pascolo e all’allevamento sia di razze
generali che delle mucche tipiche podoliche e del suino nero lucano.
Inoltre ancora: nella VIA presentata:
-Non è stato redatto alcuno studio sulle falde acquifere
superficiali e sotterrane;
-Non sono definite nella procedura di Via le sostanze chimiche da
utilizzare per la perforazione né gli esplosivi che utilizzeranno per
procurare onde sismiche per l’indagine del sottosuolo, né che tipo di
rifiuti verranno prodotti, la loro classificazione, le quantità che
finiranno nel terreno e quelle generate complessivamente nelle
operazioni di ricerca petrolifera;
-I prodotti chimici utilizzati per le trivellazioni e per
sciogliere la crosta terrestre ,nonché i fluidi e i fanghi di
perforazione lavorati con sostanze chimiche (in molti casi è stata gia
dimostrata la loro natura tossico e nociva) costituiscono pericolo per
le falde acquifere dei Calanchi, la cui area, oltre alle peculiarità
già elencate, ospita il più grande bacino idrico sotterraneo della
Regione Basilicata, superiore agli stessi invasi artificiali di cui la
Basilicata dispone;
- Non è definita la quantità e qualità dei rifiuti tossici,
speciali e petroliferi che la ricerca di idrocarburi produrrà e come
sarà effettuato lo smaltimento di tali prodotti;
- Non è definita la qualità e la quantità degli inquinanti che
rimarranno nel sottosuolo e soprattutto nell’aria che ricadrà per
l’effetto camino nei campi adiacenti;
- Non è definita in caso di esito positivo l’attività estrattiva,
le quantità di rifiuti liquidi e gassosi e dei fanghi petroliferi che
rischiano di essere assorbiti dall’ambiente esterno;.
- Non esiste nessuna garanzia contro l’inquinamento della falda
superficiale a seguito trivellazioni petrolifere e dei pozzi d’acqua da
cui le abitazioni nei pressi dell’area di trivellazione emungono acqua
di tipo sanitario, agricolo e per gli allevamenti;
- Non esiste un piano di emergenza esterno per le popolazioni
locali e per tutelare il territorio e l’ambiente circostante. Un pozzo
petrolifero è da considerare come un impianto ad alto rischio, per
scoppi, microsismi, subsidenze, inquinamento delle acque, del suolo e
dell’aria.;
- Non esiste una rete di monitoraggio regionale locale che
controlli gli inquinanti petroliferi e pubblichi periodicamente dei
dati che tranquillizzino le popolazioni sullo stato di aria, acqua a
seguito delle estrazioni petrolifere;
- Non esiste alcuna garanzia economica da parte dell’esercente
del pozzo petrolifero su possibili risarcimenti derivanti da danni a
cose e persone o all’ambiente circostante;
- Le opere per realizzare la piattaforma di trivellazione, anche
per i soli permessi di ricerca, riguardano muri e gettate di cemento,
realizzazioni di recinzioni e l’installazione di una enorme torre
petrolifera, in ogni comune chi deve realizzare un piccolo muretto deve
chiedere una regolare concessione edilizia al comune interessato, beni
ambientali, paesaggistici e pagare una serie di oneri. Per cui non
possiamo avere due pesi e due misure, ossia il cittadino è oberato da
mille permessi e una società petrolifera ha una VIA dalla Regione solo
per presa visione del comune interessato;
- L’opera è da considerarsi molto impattante e la semplice affissione
all’albo pretorio dell’avviso VIA senza informare correttamente la
popolazione ad esempio attraverso una assemblea pubblica e/o audizione
pubblica è contro ogni regola di democrazia e partecipazione sociale.
Certi di un Vostro valido riscontro e dell’attenzione che Vorrete
prestare alle nostre osservazioni, in attesa di una bocciatura, si
inviano cordiali saluti.
FIRMATO
L'auspicio è che siamo in tantissimi ad inviare ENTRO IL 30 SETTEMBRE
il documento firmato!
Antonio Bevilacqua.
21 luglio 2009
diritti
IL LAVORO DEI MAGISTRATI.
Sul sito del Corriere leggo, in merito alle dichiarazioni del Presidente Giorgio Napolitano fatte alla "cerimonia del Ventaglio", le seguenti parole: "Sulle presunte «nuove rivelazioni» sui mandanti della strage, il presidente ha aggiunto: «Sono rivelazioni che vengono da soggetti per lo meno discutibili. Bisogna fare attenzione alle testimonianze rese in sede giudiziaria. È lì che vanno vagliate e, eventualmente, vanno squarciati i veli. Tutti i collaboratori di giustizia inizialmente non godono di una grande credibilità, e certe rivelazioni sono state accolte da un clamore un po' eccessivo. Occorre lasciare che i magistrati facciano il loro lavoro»." (Per chi volesse leggere l'articolo nella sua interezza, basta cliccare qui) La domanda che mi pongo, a questo punto, è la seguente: "Ma i magistrati che dovrebbero fare il loro lavoro (da qualche anno a questa parte), sono messi nelle condizioni di farlo, il proprio lavoro? Sono, da sempre, convinto che coloro che lavorano male (vedi qualche giudice che ci mette anni per depositare le motivazioni di una sentenza) vadano sanzionati in maniera anche piuttosto severa! Ma coloro che lavorano bene... qualcuno è in grado di spiegarmi perché, in un modo o nell'altro, vengono messi in condizione di non poter svolgere il proprio compito?
8 gennaio 2009
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BEPPE ALFANO... PER NON DIMENTICARE!
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Beppe Alfano era un insegnante di Educazione tecnica con nelle vene il virus del giornalismo. Ma non pensate al giornalismo come l'hanno ridotto negli ultimi anni, no... era un giornalista che amava questo mestiere e che, soprattutto, amava la "Verità". Non è mia intenzione raccontare qui la sua storia! Non riuscirei ad essere chiaro ed incisivo quanto il racconto fatto MAGISTRALMENTE qui. Il mio compito, oggi, è quello di ricordare (in un paese che, tendenzialmente, è portato a consegnare il ricordo dei propri eroi all'oblio). Sedici anni fa, proprio in questo giorno, veniva assassinato brutalmente da un killer di mafia. La sua colpa? Quella di aver scoperto, probabilmente qualcosa di scomodo... troppo! | E' probabile che la sua inguaribile curiosità l'abbia portato a scoprire strani intrecci tra criminalità organizzata e non meglio identificati gruppi di poteri occulti (logge deviate, è presumibile). E questo è stato il capo di imputazione che ha portato alla sua condanna a morte da parte di Cosa Nostra. Si era, in questo modo, verificata la concomitanza di Pericolosità e Isolamento di cui aveva parlato il Generale Dalla Chiesa a Giorgio Bocca nella sua ultima intervista. Non va dimenticato, infatti, che il giornalista, iscritto al MSI-DN, era stato lasciato solo anche dal suo partito. Insomma, Beppe Alfano era divenuto troppo pericoloso. E, siccome era un bersaglio isolato, si doveva eliminarlo alla svelta.
A delitto avvenuto, l'abitazione di Alfano si è riempita di inquirenti, investigatori e vari personaggi. Nulla è stato trovato delle informazioni di cui avrebbe dovuto disporre il cronista... la cosa, per un sospettoso come il sottoscritto, puzza un po'. Infatti mi vengono in mente le parole di Giuseppe Ayala, nel suo libro "Chi ha paura Muore ogni giorno":
C'è qualcuno in questo Paese che si occupa della sottrazione dei documenti più personali delle vittime - cossiddette "eccellenti" - a cadavere ancora caldo. Una sorta di specialissima "Agenzia funebre" parallela che, anziché badare al morto, si incarica di trafugare tutte le carte più direttamente riferibili allo scomparso. La borsa che Aldo Moro aveva con sé al momento del sequestro? Mai trovata. Il computer di Giovanni Falcone? Ripulito. L'agenda rossa di Paolo Borsellino? Scomparsa. Il mandato prescinde dal contenuto di ciò che viene sottratto alle indagini. Ma viene eseguito con straordinaria tempestività. In nome, forse, di un "non si sa mai" che sarebbe interessante capire a chi fa capo. Magari un giorno, se scoperti, ci diranno che tutto questo avviene "nel superiore interesse dello Stato", mentre le povere vittime muoiono convinte di averne servito un altro. E' irragionevole supporre che la velocità dell'intervento consegua alla preventiva conoscenza del delitto che sarà consumato? L'efficienza è troppo fulminea per non essere sospetta.
Ho conosciuto la storia di Beppe Alfano grazie a Carlo Lucarelli e al suo programma "Blu Notte". A questo link troverete descritta la vicenda. Mentre qui (è il sito di Sonia Alfano, la figlia) vi sono ulteriori informazioni.
Per quanto mi riguarda, io continuo a ricordare. E a sentirmi vicino a Sonia Alfano.
5 gennaio 2009
DIARI
PRIMA COMMEMORAZIONE.
Giuseppe Fava (Pippo), è stato uno dei giornalisti coraggiosi (non molti, per la verità) di questa nostra stranissima repubblica. Da quel poco che ho potuto leggere di suo e su di lui, mi sono fatto l'idea che si sia trattato di una persona che aveva un'idea dell'Italia, e della Sicilia, diametralmente opposta a quella di moltissime altre persone e personalità che affollano il nostro paese. Siccome anch'io ho un'idea che non collima con quella di tanti elementi della nostra classe dirigente, voglio commemorare il 25 anniversario del brutale assassinio di questo (purtroppo) eroe. Lascio il seguente video (un'intervista di Enzo Biagi a Fava) da Youtube:
18 dicembre 2008
SOCIETA'
IO NON COMPRERO' IL CORRIERE DELLA SERA!
Carlo Vulpio

è il giornalista del Corriere della Sera che ha seguito le vicende dei magistrati Luigi De Magistris e Clementina Forleo. Per tanti cittadini, Vulpio ha rappresentato una voce non asservita al sistema e ai poteri forti che vorrebbero imbavagliare l’informazione in questo Paese. In data 3 dicembre, in seguito ad un suo servizio sulle perquisizioni condotte a Catanzaro dalla Procura di Salerno, Vulpio è stato liquidato dal direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli. Noi, liberi cittadini, riteniamo che Vulpio abbia fatto il suo dovere, perciò esprimiamo la nostra solidarietà nei suoi confronti e ci attiviamo per affermare il principio della libertà di informazione. Rinunciamo ai giornali asserviti alle logiche di potere. A partire dal 18 dicembre 2008 non acquisteremo più il Corriere della Sera.
Per chi è su Facebook, l'evento è qui
11 dicembre 2008
SOCIETA'
IO STO CON GIOACCHINO GENCHI.
E' tornata alla ribalta, da qualche giorno, la vicenda delle inchieste sottratte al PM De Magistris. E si è sollevato un preoccupante polverone su tutta la vicenda. Chi ha voluto liberarsi del magistrato scomodo, oggi attacca anche il consulente tecnico cui il PM napoletano ha dato incarico di investigare nell'ambito delle inchieste da lui seguite: Gioacchino Genchi. Il tutto nasce dagli articoli di Giuseppe D'avanzo su "La Repubblica" e Giovanni Bianconi Sul "Corriere della Sera". Secondo i due giornalisti, il Dott. Genchi sarebbe il vero Deus ex machina delle inchieste della procura calabrese. A questo si aggiunga la dichiarazione di Marco Minniti (ministro ombra del Pd). A tutto questo tran tran il Dott. Genchi risponde sul suo blog (il post è stato riportato anche sul blog di Benny Calasanzio, nipote di Paolo Borsellino, e di Sonia Alfano, figlia di un altro degli eroi di questa strana Repubblica: Beppe Alfano) e con un'intervista al GR1 che vi riporto da youtube:
Per chi mi conosce, è inutile ribadire che, alla luce di ciò che ho potuto leggere e vedere, IO STO CON GIOACCHINO GENCHI.
Voglio segnalare, anche, che, con tutta probabilità, su Facebook stanno per prendere corpo iniziative a sostegno di Gioacchino Genchi. Che io sosterrò.
22 ottobre 2008
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EVENTO ANGELO FALCONE (E GLI ALTRI 3.000 DIMENTICATI)
Oggi è la giornata dello "STRIKE" (come ama definirlo il mio clone). Dopo aver scritto questo post ho telefonato a Giovanni Falcone... mi ha comunicato di aver sentito Angelo telefonicamente (finalmente, aggiungo io). Mi ha anche comunicato di essere stato intervistato per il TG2 e che la sua intervista, nei prossimi giorni, sarà mandata in onda. Giovanni Falcone ringrazia tutti coloro che hanno aderito all'iniziativa che si sta attuando. Sono emozionato... come al primo giorno di scuola. C'è stato un girare di e-mail, un tam tam su Facebook e... molti amici bloggers pubblicheranno, a blog unificati, il medesimo post. Si tratta di provare a sensibilizzare quanta più gente possibile sulla situazione di Angelo Falcone e Simone Nobili (nonché degli oltre 3.000 nostri connazionali detenuti all'estero). La preghiera che faccio a tutti i visitatori di passaggio da queste parti è quella di non lasciare commenti, no... bisogna copiare il testo della lettera che pubblico di seguito e spedirla a tutti gli indirizzi di posta elettronica che sono riportati alla fine della lettera. Non passate senza lasciare il segno, vi prego!
Un grazie enorme da Nathan 2000 (al secolo Antonio Bevilacqua)
Egregio signore,
“È ciò che ci chiedono i Cittadini”, è una frase che spesso, troppo spesso, abbiamo ascoltato in TV, pronunciata da tutti, dico tutti, i rappresentanti dei suddetti Cittadini che siedono in parlamento. Chi le scrive è uno di quei Cittadini di questo Paese, di quei cittadini che ancora credono, in maniera piuttosto forte, alle Istituzioni. Finora non mi è mai capitato di sentirmi fare, da qualcuno dei parlamentari di questa Repubblica, la domanda: “Cosa chiedi, carissimo Cittadino, a noi tuoi rappresentanti?”. Non voglio inoltrarmi in polemiche e critiche immotivate… non ci penso e non ne sarei capace. Vorrei, soltanto, rendere noto a Lei quale sia il mio concetto di Stato; concetto che posso semplificare come segue: lo Stato è un Padre che deve (ma soprattutto, Vuole) occuparsi dei propri figli senza riserve e senza tentennamenti; Un Padre è colui che si precipita a rotta di collo dal proprio Figlio ogni qual volta ve ne sia la necessità; ogni volta che si presenti una difficoltà che implichi un aiuto, un consiglio, un intervento di qualsivoglia natura. Un Padre amorevole ma, all’occorrenza, inflessibile. Inflessibile quando sia palese un cattivo comportamento di un suo figlio. Un Padre pronto a comprendere, ma pronto anche a punire, se lo merita, un figlio che si sia comportato in modo non adeguato alle regole familiari. Questa lettera nasce dopo mesi di riflessione su di una vicenda particolare di cui poco si parla: l’arresto e la detenzione in India di un nostro concittadino. Il suo nome è Angelo Falcone, ed è stato arrestato, con il suo amico Simone Nobili, dalla polizia Indiana con l’accusa di detenzione di 18 kg di droga. Seguendo il blog del padre di Angelo, Giovanni Falcone, ho scoperto che di nostri cittadini detenuti all’estero ve ne sono più di 3.000! Non ho potuto verificare di persona, pertanto mi debbo fidare delle cifre fornite dal sig. Falcone… ma non ho motivi per dubitare di quanto affermato sul suo blog. Allora, la mia domanda è la seguente: questi nostri concittadini detenuti all’estero sono figli di questo Padre-Stato? Se sì, come mai le istituzioni di questo paese non si comportano come si comporterebbe un Padre nel caso di un proprio figlio? Ad Agosto, per Angelo Falcone e l’amico Simone, c’è stato il verdetto di Condanna a 10 anni. La possibilità di ricorso in appello ha come termine perentorio il 23 ottobre… il tempo stringe! Mi aspetterei, da un Padre, una corsa in India per vedere di persona come stanno le cose. Giovanni Falcone non riesce a parlare con suo figlio neppure telefonicamente. E, da quanto mi capita di leggere sul suo blog, l’interessamento delle Istituzioni di questo Paese sulla faccenda è, per così dire, insufficiente. Come se il Padre-Stato abbia già emesso giudizio di condanna sul proprio figlio, ed abbia deciso di punirlo per la mancanza commessa. Mi sarei aspettato, nel caso particolare di Angelo e, più in generale, nel caso dei nostri oltre 3.000 connazionali detenuti in penitenziari esteri, un atteggiamento differente. In fondo, bisognerebbe domandarsi se in tali paesi esistano quelle garanzie che sono caratteristiche di un qualunque Stato di Diritto degno di questo nome. Siamo sicuri che l’India garantisca gli imputati secondo tali canoni? E tutti gli altri paesi in cui sono detenuti nostri concittadini? Ecco: un Padre dovrebbe correre in soccorso di un proprio figlio per cercare di garantirgli tutto il necessario per affrontare le vicissitudini in cui è incappato. Se, con tutte le garanzie del caso, si dovesse dimostrare un “ERRORE PALESE” commesso dal Figlio, allora il Padre avrebbe tutti i motivi per punire tale errore. Voglio sottolineare il fatto che, più volte, Giovanni Falcone ha dichiarato che, se sulla base di un processo serio ed equo, suo figlio Angelo dovesse essere riconosciuto colpevole, sarebbe il PRIMO a pronunciarsi per la detenzione. Per un processo serio ed equo, segnato, cioè, da tutte le garanzie che vengono concesse nel nostro paese a chiunque incappi nei meccanismi della legge, le Istituzioni italiane si sono mosse? Nel caso di Angelo e dei più di 3.000 già citati, è stato fatto tutto ciò che andava fatto?
Concludo dicendo che, da Cittadino di questa Repubblica, chiedo alle Istituzioni tutte, di occuparsi dei propri Figli detenuti all’estero. In virtù del fatto che il mio sentire lo Stato è forte, e altrettanto forte deve essere la risposta dello Stato ai propri cittadini. Se ciò non dovesse essere possibile mi troverò nella bruttissima condizione di figlio di un Padre non disposto ad occuparsi di me… fatto che, per il mio modo di sentire lo Stato e le Istituzioni, non mi lascia tranquillo affatto.
Distinti saluti
presidenza.repubblica@quirinale.it (Presidente della Repubblica) http://presidente16.camera.it/servizio/30/mail.asp (Presidente della Camera dei Deputati) schifani_r@posta.senato.it (Presidente del Senato) gabinetto@cert.esteri.it (Ministro degli Esteri) larepubblica@repubblica.it (La Repubblica) http://www.corriere.it/solferino/main_mieli-form.shtml (Corriere della Sera) direttore@ilquotidianodellabasilicata.it (Il Quotidiano della Basilicata) nuovabas@tin.it (La Nuova) mimandaraitre@rai.it (Mi manda Raitre) http://www.matrix.mediaset.it/dillo.shtml (Matrix) http://www.report.rai.it/RE_segnalazioni/0,1067380,,00.html (Report) http://www.striscialanotizia.mediaset.it/segnalazioni.shtml (Striscia la notizia) http://www.iene.mediaset.it/segnalazioni.shtml (Le iene) portaaporta@rai.it (Porta a Porta) info@radicali.it (Radicali italiani)
14 ottobre 2008
sentimenti
UN TENTATIVO ESTREMO.
Il post che vado a buttare giù oggi riprende il discorso della detenzione di Angelo Falcone in India, e degli oltre tremila nostri concittadini che hanno avuto la disavventura di una sorte analoga. Pubblico una lettera che ho scritto e che ho sottoposto all’analisi di Giovanni Falcone. L’intento è quello di spingere i lettori del mio blog a tempestare gli indirizzi e-mail, riportati in calce al post, con il testo della lettera. Ovviamente, qualunque altro blogger (lucano e non, visto che si tratta di un problema nazionale) è autorizzato ad appropriarsi del testo della lettera (con relativi indirizzi di posta elettronica cui indirizzarlo) e pubblicarlo sul proprio blog. Si tratta di un tentativo estremo, ma, in questi casi, tutto va tentato. Copiate il testo della lettera seguente, incollatelo nella casella del testo del messaggio e inviatelo via e-mail agli indirizzi che riporto alla fine del post.
Egregio signore,
“È ciò che ci chiedono i Cittadini”, è una frase che spesso, troppo spesso, abbiamo ascoltato in TV, pronunciata da tutti, dico tutti, i rappresentanti dei suddetti Cittadini che siedono in parlamento. Chi le scrive è uno di quei Cittadini di questo Paese, di quei cittadini che ancora credono, in maniera piuttosto forte, alle Istituzioni. Finora non mi è mai capitato di sentirmi fare, da qualcuno dei parlamentari di questa Repubblica, la domanda: “Cosa chiedi, carissimo Cittadino, a noi tuoi rappresentanti?”. Non voglio inoltrarmi in polemiche e critiche immotivate… non ci penso e non ne sarei capace. Vorrei, soltanto, rendere noto a Lei quale sia il mio concetto di Stato; concetto che posso semplificare come segue: lo Stato è un Padre che deve (ma soprattutto, Vuole) occuparsi dei propri figli senza riserve e senza tentennamenti; Un Padre è colui che si precipita a rotta di collo dal proprio Figlio ogni qual volta ve ne sia la necessità; ogni volta che si presenti una difficoltà che implichi un aiuto, un consiglio, un intervento di qualsivoglia natura. Un Padre amorevole ma, all’occorrenza, inflessibile. Inflessibile quando sia palese un cattivo comportamento di un suo figlio. Un Padre pronto a comprendere, ma pronto anche a punire, se lo merita, un figlio che si sia comportato in modo non adeguato alle regole familiari. Questa lettera nasce dopo mesi di riflessione su di una vicenda particolare di cui poco si parla: l’arresto e la detenzione in India di un nostro concittadino. Il suo nome è Angelo Falcone, ed è stato arrestato, con il suo amico Simone Nobili, dalla polizia Indiana con l’accusa di detenzione di 18 kg di droga. Seguendo il blog del padre di Angelo, Giovanni Falcone, ho scoperto che di nostri cittadini detenuti all’estero ve ne sono più di 3.000! Non ho potuto verificare di persona, pertanto mi debbo fidare delle cifre fornite dal sig. Falcone… ma non ho motivi per dubitare di quanto affermato sul suo blog. Allora, la mia domanda è la seguente: questi nostri concittadini detenuti all’estero sono figli di questo Padre-Stato? Se sì, come mai le istituzioni di questo paese non si comportano come si comporterebbe un Padre nel caso di un proprio figlio? Ad Agosto, per Angelo Falcone e l’amico Simone, c’è stato il verdetto di Condanna a 10 anni. La possibilità di ricorso in appello ha come termine perentorio il 23 ottobre… il tempo stringe! Mi aspetterei, da un Padre, una corsa in India per vedere di persona come stanno le cose. Giovanni Falcone non riesce a parlare con suo figlio neppure telefonicamente. E, da quanto mi capita di leggere sul suo blog, l’interessamento delle Istituzioni di questo Paese sulla faccenda è, per così dire, insufficiente. Come se il Padre-Stato abbia già emesso giudizio di condanna sul proprio figlio, ed abbia deciso di punirlo per la mancanza commessa. Mi sarei aspettato, nel caso particolare di Angelo e, più in generale, nel caso dei nostri oltre 3.000 connazionali detenuti in penitenziari esteri, un atteggiamento differente. In fondo, bisognerebbe domandarsi se in tali paesi esistano quelle garanzie che sono caratteristiche di un qualunque Stato di Diritto degno di questo nome. Siamo sicuri che l’India garantisca gli imputati secondo tali canoni? E tutti gli altri paesi in cui sono detenuti nostri concittadini? Ecco: un Padre dovrebbe correre in soccorso di un proprio figlio per cercare di garantirgli tutto il necessario per affrontare le vicissitudini in cui è incappato. Se, con tutte le garanzie del caso, si dovesse dimostrare un “ERRORE PALESE” commesso dal Figlio, allora il Padre avrebbe tutti i motivi per punire tale errore. Voglio sottolineare il fatto che, più volte, Giovanni Falcone ha dichiarato che, se sulla base di un processo serio ed equo, suo figlio Angelo dovesse essere riconosciuto colpevole, sarebbe il PRIMO a pronunciarsi per la detenzione. Per un processo serio ed equo, segnato, cioè, da tutte le garanzie che vengono concesse nel nostro paese a chiunque incappi nei meccanismi della legge, le Istituzioni italiane si sono mosse? Nel caso di Angelo e dei più di 3.000 già citati, è stato fatto tutto ciò che andava fatto?
Concludo dicendo che, da Cittadino di questa Repubblica, chiedo alle Istituzioni tutte, di occuparsi dei propri Figli detenuti all’estero. In virtù del fatto che il mio sentire lo Stato è forte, e altrettanto forte deve essere la risposta dello Stato ai propri cittadini. Se ciò non dovesse essere possibile mi troverò nella bruttissima condizione di figlio di un Padre non disposto ad occuparsi di me… fatto che, per il mio modo di sentire lo Stato e le Istituzioni, non mi lascia tranquillo affatto.
Distinti saluti
presidenza.repubblica@quirinale.it (Presidente della Repubblica) http://presidente16.camera.it/servizio/30/mail.asp (Presidente della Camera dei Deputati) schifani_r@posta.senato.it (Presidente del Senato) gabinetto@cert.esteri.it (Ministro degli Esteri) larepubblica@repubblica.it (La Repubblica) http://www.corriere.it/solferino/main_mieli-form.shtml (Corriere della Sera) direttore@ilquotidianodellabasilicata.it (Il Quotidiano della Basilicata) nuovabas@tin.it (La Nuova)
P.S. SAREI PER UN POST CONGIUNTO TRA TUTTI I BLOGGERS CHE APPOGGIANO L'INIZIATIVA. SI POTREBBE DECIDERE UNA GIORNATA IN CUI ATTUARE IL BOMBARDAMENTO DELLE CASELLE DI POSTA ELETTRONICA RIPORTATE.
16 settembre 2008
diritti
TOGHE INDEGNE!
Nicola Piccenna (Capo redattore del settimanale "Il Resto") è il promotore della petizione on line "TOGHE INDEGNE" (per qualche problema tecnico non riesco ad inserire il banner; basta cliccare sul link per accedere alla petizione). Io firmo!
15 settembre 2008
SOCIETA'
IN RICORDO DI DON PUGLISI.
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Era il 15 settembre 1993... il giorno del suo 56° compleanno. In quel giorno di 15 anni fa, l'uomo della foto, Don Giuseppe Puglisi (per tutti don Pino), veniva assassinato mentre rincasava. L'angelo custode di uno dei quartieri più di frontiera di Palermo: il quartiere "Brancaccio". Ed in un quartiere di frontiera solo un prete di frontiera poteva riuscire a muoversi con la disinvoltura necessaria a scuotere gli animi dei tanti ragazzi che disperatamente cercava di strappare alla strada (e, di conseguenza, alla Mafia). Con questo post il sottoscritto, che continua ad affermare che il nostro è un paese senza memoria, vuole provare a smentire tutto ciò. Io ricordo e tutti noi abbiamo il sacro dovere di ricordare. |
Per non dimenticare Padre Pino Puglisi voglio citare una sua frase tratta dal sito a lui dedicato e che a me è piaciuta moltissimo... perché è la VERITÀ:
"Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno. Non è qualcosa che può trasformare Brancaccio. Questa è un'illusione che non possiamo permetterci. E' soltanto un segno per fornire altri modelli, soprattutto ai giovani. Lo facciamo per poter dire: dato che non c'è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa. E se ognuno fa qualche cosa, allora si può fare molto...". | In fondo ho sempre pensato che il male trionfa soltanto se i buoni non fanno nulla.
palermo
mafia
don puglisi
brancaccio
| inviato da Nathan 2000 il 15/9/2008 alle 7:29 | |
9 settembre 2008
sentimenti
ATTIMI DI DISPERAZIONE?
Tempo fa, ho fatto un post su Angelo Falcone; con il poco tempo a disposizione ho sempre cercato di seguire la vicenda che papà Giovanni Falcone sta affrontando senza aiuto da parte di nessuno. Oggi, andando a leggere sul suo blog, ho trovato, con mio grande dispiacere, parole dense di disperazione! Sarà un momento passeggero? Sarà che lottare contro qualcosa di più grande di lui (e nella totale assenza di ausilio da parte delle istituzioni) fiacca le energie? Io non lo so! So soltanto che, dopo la sentenza negativa, ci può stare un attimo di sconforto! Ma le mie parole sono soltanto parole vuote! E chiedo ai visitatori del mio spazio virtuale, cosa possiamo fare per aiutare Giovanni Falcone a non mollare... Certo, si può provare a farlo sentire meno solo andando a visitare il suo blog, lasciando qualche parola di conforto. Ma quando l'assenza, da parte di coloro che potrebbero fare qualcosa di concreto per Angelo e per tutti i 3.000 nostri concittadini detenuti all'estero, si fa sentire come un macigno... come si può non comprendere il momento di disperazione di chi sta vivendo una vicenda allucinante?
AGGIORNAMENTO DEL 10/09/2008: Giulio Laurenzi ha disegnato una vignetta dedicata ad Angelo Falcone. L'ha già pubblicata sul suo blog e me l'ha inviata via mail. La aggiungo al post sottolineando (come ha già fatto Giulio) che tutti la possono utilizzare e divulgare per la buona causa di attrarre l'attenzione sul dramma che il ragazzo sta vivendo in India, e il papà a Rotondella.

Aggiornamento dell'11/09/2008 (ore 11:10)
Sempre sul blog di Giovanni Falcone, qui, qui, qui (colori adatti alla vicenda della signora francese) ed anche qui, un'altra vicenda abbastanza inquietante. Io diffondo (e ammiro il Sig. Falcone il quale, nonostante la vicenda personale drammatica, trova la forza di occuparsi anche di altre situazioni scabrose).
28 luglio 2008
politica interna
PROVE DI FASCISMO?
Qualche post fa (chi abbia voglia di rileggerselo può cliccare qui) tra una considerazione seria e qualche boutade ironica, paventavo l'avvicinarsi inquietante di un regime simile a quello fascista (anche se di natura più morbida e adeguato ai tempi di cossiddetta "democrazia rappresentativa").
Sono, senza merito alcuno, assistente organizzatore del Meetup potentino di Beppe Grillo ed oggi, scartabellando nel forum, mi imbatto nel seguente messaggio. Clicco sul link evidenziato dall'intervento di Rosanna (membro del meetup) e mi ritrovo su Youtube a visionare il seguente video:
Mi vengono in mente le menate (bufale) del Pres del Cons (tale Berlusconi Silvio) sull'emergenza rifiuti in Campania: Secondo lui, siamo fuori dall'emergenza (sigh!). E mi ritornano in mente le "Prove tecniche di Regime". Sarò un catastrofista (Tremonti direbbe "Catastvofista")?
26 giugno 2008
DIARI
LA VERGOGNA DEL MURO DI GOMMA.

Sono trascorsi ventotto anni dal quel 27 Giugno 1980… nello scorrere l’elenco delle vittime della Strage di Ustica la mia attenzione si sofferma sui seguenti nomi:
D’Alfonso Sebastiano (4 anni); D’Alfonso Francesca (7 anni); Di Natale Francesco (2 anni); Diodato Antonella (7 anni); Diodato Giuseppe (1 anno); Diodato Vincenzo (10 anni); Fullone Carmela (17 anni); Lupo Francesca (17 anni); Marfisi Daniela (10 anni); Marfisi Tiziana (5 anni); Parisi Alessandra (5 anni); Pinocchio Giovanni (13 anni); Superchi Giuliana (11 anni); Zanetti Nicola (6 anni);
Delle 81 vittime della ennesima strage impunita e ricca di depistaggi, quasi il 20 % (ad essere precisi, poco più del 17 %) erano minori; bambini in prevalenza. Qualcuno si meraviglia del fatto che mi abbiano colpito proprio questi nomi? Non credo. Allora voglio, per prima cosa, ricordarmi di loro, che non ci sono più! Ma, soprattutto, non voglio perdere memoria di tutti coloro che, finora, l’hanno fatta franca senza pagare neppure qualche spicciolo di responsabilità. Voglio ricordarmi di questi farabutti che non hanno pagato riportando la frase che ho trovato qui
“UNA SOCIETÁ CHE UCCIDE I PROPRI FIGLI È UNA SOCIETÁ SENZA FUTURO”. CHE SE LO RICORDINO PRIMA DI CORICARSI LA SERA.
E gli lancio questo Anatema: CHE POSSANO DORMIRE SONNI POPOLATI DI INCUBI!!!!
Per concludere, se riuscite a procurarvi il DVD (e, ovviamente un paio d'ore del vostro tempo), regalatevi la visione dell'ottimo Film di Marco Risi "IL MURO DI GOMMA" .
29 maggio 2008
diritti
AFFETTO E SOLIDARIETA' AD UN PADRE.

Il ragazzo della foto è Angelo Falcone, originario di Rotondella (MT) ma residente a Bobbio (PC). Il 10 marzo del 2007 viene arrestato, in India, assieme all’amico Simone, con l’accusa di possesso di 18 kg di hascish che, secondo la polizia indiana, sarebbe stata rinvenuta nell’auto dei nostri connazionali. Da quel momento il padre di Angelo, Giovanni, tornato a Rotondella, ha aperto un blog per continuare la sua lotta. Sul Quotidiano l’articolo in cui si parla dell’interessamento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla vicenda. Questo mio post è il mio modo per diffondere le informazioni in merito alla vicenda, e per manifestare la mia vicinanza e solidarietà a Giovanni Falcone... vista l'assurdità dell'accusa e dell'intera vicenda. E visto che, ad oggi, sono più di 3.000 i nostri connazionali detenuti all'estero... nel disinteresse di buona parte degli organi di informazione.
Altre informazioni su Fronte dello Sdegno e sul blog di Giovanni Falcone, Papà di Angelo.
28 maggio 2008
DIARI
PER NON DIMENTICARE LA STRAGE IMPUNITA.
Veniva definita "Strategia della Tensione"
Brescia, 28 maggio 1974, in Piazza della Loggia si compie l’ennesima strage senza colpevoli. Voglio ricordarla trentaquattro anni dopo!
23 maggio 2008
sentimenti
16 ANNI FA!
23 maggio 1992 - 23 maggio 2008

IL NOSTRO È UN PAESE CHE DIMENTICA. IO NO!
antimafia
capaci
giovanni falcone
| inviato da Nathan 2000 il 23/5/2008 alle 9:42 | |
15 maggio 2008
diritti
MARCO TRAVAGLIO E AGCOM.
Sono oramai giorni che la blogosfera si è scatenata circa la trasmissione “Che tempo che fa” (visto il polverone che tutta la questione ha sollevato, direi , il titolo dovrebbe essere “Che tempi che corrono” L ). Io, dal canto mio voglio sferrare una bacchettata alla poco onorevole marcia indietro di Fabio Fazio (che dite? Faccio Bene? O "bisogna capirlo… tiene famiglia!"? L L).
Se avete disponibile un po’ di tempo e vi va di approfondire, vi consiglio di cliccare sui seguenti link:
Diario_Estemporaneo Pietro Dommarco Uguale per tutti Noicittadinilucani Fischiailvento Garbo Dario Fo Pino Corrias Marco Travaglio Beppe Grillo Paolo Flores D’Arcais Salvatore Borsellino Antonio Di Pietro Fai Notizia Blog a Progetto Svegliaitalia
Ce n’è da leggere eh?
Sui soloni che si sono espressi circa l’annosa questione del mancato CONTRADDITTORIO, segnalo IL COMMENTO DI UN AUTOREVOLE GIURISTA TROVATO SULLA SUA RUBRICA SU INTERNET . Ma se siete tanto pigri da non voler cliccare per andare a vedere, ve lo riporto integralmente:
TRAVAGLIO E FAZIO NON ERANO TENUTI AD ASSICURARE LA CONTESTUALITA’ DEL CONTRADDITTORIO CON SCHIFANI - In base all’art. 21 della Costituzione. Roma, 13 maggio 2008 - Al giornalista Marco Travaglio è stato fatto carico da più parti di non avere rispettato la regola del contraddittorio, esprimendo, durante il programma Rai “Che tempo che fa” condotto da Fazio, valutazioni critiche sul presidente del Senato Schifani in sua assenza. Questa linea di pensiero non è condivisibile perché è estranea al nostro ordinamento giuridico ed è pericolosa per la libertà di manifestazione del pensiero. La contestualità del contraddittorio non è prevista da alcuna norma. Anzi, il fatto che la legge preveda il diritto di rettifica sta a significare che per il nostro ordinamento è normale la replica successiva. Imporre il contraddittorio contestuale significa introdurre un limite preventivo all’informazione giornalistica, in contrasto con l’art. 21 della Costituzione. Interpellare preventivamente la persona oggetto di informazioni critiche è una buona regola da seguire quando vi sia ragione di ritenere che questi possa contribuire al completamento dell’informazione con notizie utili. Il mancato rispetto di questa regola comporta però soltanto la conseguenza che, ove per il mancato interpello dell’interessato l’informazione risulti incompleta e non veritiera, il giornalista potrà essere chiamato a rispondere dell’omissione.
Sull’iniziativa dell’ AGCOM (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni… sigh!) segnalo un post di Diario_estemporaneo nel quale, oltre ai particolari relativi all’istruttoria nei confronti di “Anno Zero” e “Che tempo che fa” dell’Autorità, compare una controiniziativa che consiglio a tutti di porre in opera (bombardiamo la casella di posta elettronica dell’AGCOM).
DOBBIAMO ESSERE NOI CITTADINI LA VERA OPPOSIZIONE E IL VERO GOVERNO OMBRA!!!!!
Avevo perso l'abitudine di donare un po' di note ai miei visitatori. riprendo la consuetudine regalando questo bellissimo brano degli Ustmamò, dal titolo "Kemiospiritual"; Buon ascolto!
12 maggio 2008
SOCIETA'
MA IN BASILICATA, LA MAFIA ESISTE?
L’ultimo numero di Controsenso vede pubblicata una lettera aperta del Consigliere Regionale del Pdl, nonché Avvocato penalista Sergio Lapenna circa la presentazione del Libro di Don Marcello Cozzi dal titolo “Quando la mafia non esiste” (ne ho fatto un post). La mia intenzione non è quella di affermare che le riflessioni del Consigliere Lapenna (le cui riflessioni sono più che legittime e grande è la mia personale stima nei suoi confronti ), siano errate o di voler assumere la difesa d’ufficio di don Marcello (che non ha bisogno di avvocati difensori ma, pur non conoscendolo personalmente, stimo per l’impegno profondo sia come uomo di Chiesa, sia come membro della Società Responsabile). La mia intenzione è quella di esprimere la mia opinione (opinabile!!!!) sull’argomento Mafia riferito alla nostra regione. Ho letto soltanto le prime 150 pagine del libro e il mio parere è che i fatti riportati non hanno impronta di faciloneria o superficialità: sono riportati in maniera circostanziata perché a parlare, quando si fa riferimento a ricostruzioni di vicende particolari, sono gli estratti di documenti dell’autorità giudiziaria; inoltre, non è difficile discernere tra fatti documentati e opinioni personali dell’autore (e se ci riesco io, che non sono una cima in fatto di intelligenza…). Non intendo soffermarmi sul tema Magistrati buoni e Magistrati cattivi sottolineato dal Consigliere Lapenna (da avvocato esperto, lui sottolinea degli aspetti tecnici che, non essendo esperto della materia giuridica, non mi permetto di contestare… e non voglio neppure). In effetti sono d’accordo con la sua spiegazione. Inoltre, ho già sottolineato come, per me, i Magistrati buoni sono coloro che compiono il proprio dovere; i magistrati cattivi, viceversa, sono coloro che ci mettono 10 anni per scrivere le motivazioni di una sentenza… o quelli infingardi che preferiscono occuparsi di ordinaria amministrazione! La mia intenzione è quella di soffermarmi su altri concetti espressi con questa lettera aperta. Sergio Lapenna scrive, nella sua lettera aperta, quanto segue:
“…se la Basilicata è terra di mafia o meno sono i fatti di cronaca a denunciarlo e le sentenze dei giudici. Però, a molti sembra strano che improvvisamente la Basilicata sia divenuta il luogo del malaffare delle logge deviate, dove la peggiore criminalità trova il suo habitat naturale. Noi vogliamo credere in una Regione di cittadini onesti e laboriosi che non hanno mai avuto una cultura mafiosa come invece succede in altre realtà del Mezzogiorno d’Italia. È ovvio, poi, che per i fatti di cronaca irrisolti debba essere fatta chiarezza ed attribuite le responsabilità penali personali, senza per questo accusare una intera regione. Se vi siano state delle omissioni, delle irregolarità o delle gravi responsabilità è giusto che vengano accertate, affinché non rimangano casi irrisolti. La Basilicata libera, continuo a credere, non è quella delle ordinanze di custodia cautelare subito dopo annullate, ma quella dei cittadini onesti e laboriosi”.
Conosco Sergio Lapenna da molti anni; per questo credo che le sue parole siano dettate da un amore smisurato per la sua (nostra) terra. Tuttavia, la sua lettera e le sue riflessioni, non mi bastano. Perché? Semplicemente per il fatto che, a mio avviso, la cultura mafiosa inizia con le parole “LA MAFIA NON ESISTE”. Per questo motivo ci tengo a dire la mia su quanto pubblicato da Controsenso. Sono pienamente d’accordo che i fatti di cronaca e le sentenze dei giudici debbano dire l’ultima parola, ci mancherebbe altro. E CREDO (non “voglio credere”; non mi impongo nulla; la mia è una certezza) in una Regione di Cittadini Onesti e Laboriosi! CREDO, inoltre, in Regioni di Cittadini Onesti e laboriosi anche in altre realtà del Mezzogiorno d’Italia… perché non ho mai sopportato l’equazione Siciliani = mafiosi, o Campani = Camorristi ecc. Il concetto di Cultura Mafiosa che vive di questi stereotipi lo lascio, volentieri, ad altri. Io, per quello che mi riguarda, non ho intenzione di accodarmi a tutti coloro che si sentono feriti da ciò che Don Marcello Cozzi va affermando, ormai, da tempo. Io non mi sento ferito! Credo, invece, che anche il grido di dolore di Don Cozzi sia dettato dall’amore che ha per questa nostra terra. E non grido al complotto! Dico semplicemente che non ho intenzione di affermare, a priori, che nella nostra terra “LA MAFIA NON ESISTE”. Dico che bisogna cominciare a tenere alta la guardia, alta l’attenzione non solo a livello di Forze dell’Ordine o di Autorità Giudiziaria; BISOGNA TENERE ALTA L’ATTENZIONE SOPRATTUTTO A LIVELLO POLITICO E CIVILE: i cittadini onesti e laboriosi DEVONO fare la loro parte; come anche la Politica. Indignarsi per qualcosa di cui sappiamo ancora poco, è da irresponsabili. Io preferisco pensare che sacche di malavita organizzata e malaffare siano presenti nella nostra Regione. E preferisco che tutti noi cittadini onesti e laboriosi prestiamo la giusta attenzione al fenomeno. Se il tempo e le sentenze dei giudici dovessero darci torto, ne sarei felicissimo… spero ardentemente di essere in torto a pensare che “LA MAFIA IN BASILICATA ESISTE”. Ma non commetterò l’errore di affermare, a priori, il contrario… e mi piacerebbe che anche le istituzioni di questa Regione facessero altrettanto. Nessuno di coloro che amano in maniera viscerale questa Regione potrà biasimarli per questo.
9 maggio 2008
diritti
UN BACIO A PEPPINO IMPASTATO!
A trent'anni dalla notte in cui, in maniera brutale, una masnada di farabutti ci ha privato della bella presenza nel mondo di Peppino Impastato, voglio ricordarlo come segue:
Grazie Peppino. In un paese che non ha memoria, vado controcorrente. Ti invio un bacio, fanne ciò che vuoi.
memoria
peppino impastato
| inviato da Nathan 2000 il 9/5/2008 alle 9:59 | |
23 aprile 2008
diritti
LAW & ORDER.
Legge e Ordine. In un paese normale non ci sarebbe neppure bisogno di sottolineare cosa voglia significare questa accoppiata di termini. In una democrazia degna di tale nome, sarebbe la base del vivere civile! Qualcuno ha qualche dubbio in merito? Credo (spero) proprio di no. Legalità, rispetto delle leggi e delle regole! Mi pare ci sia poco di che disquisire. Allora, rifletto su una questione alquanto strana: Legalità! Giustizialismo! Pare che queste due parole, in un paese non normale come il nostro, siano diventate sinonimi. Perché? Sinceramente non lo so (bugia!)! Troppe volte si sente parlare di garantismo come se il nostro paese fosse una specie di dittatura sudamericana nella quale la presunzione di innocenza sia andata a farsi benedire. Ogni volta che qualcuno si azzarda a schierarsi dalla parte di un magistrato che sta conducendo delle indagini importanti su reati gravi, si levano voci di “garantismo” inneggianti alle manette facili, alla gogna mediatica (ma poi, i giornalisti che danno la notizia di una indagine, fanno bene o male?). Antonio Di Pietro raddoppia i consensi elettorali…. e tutti a sottolineare come i “forcaioli” abbiano trovato il loro idolo. Maurizio Bolognetti si schiera dalla parte dell’accertamento della verità sulle commistioni tra politica e potentati economici…. e qualcuno lo accusa di aver messo da parte il suo garantismo, di essere cambiato. Non sto dalla parte di quei giudici che ci mettono dieci anni per scrivere le motivazioni di una sentenza. Non sto dalla parte di quei giudici che passano il loro tempo ad occuparsi di ordinaria amministrazione… in un paese che offre migliaia di spunti per una indagine su situazioni equivoche neppure troppo celate. Non sto dalla parte di chi vorrebbe i giudici allineati, sottomessi al potere esecutivo. Vorrei una giustizia più celere, più giusta, più indipendente… utopia? Può darsi! Ma in un paese normale ciò sarebbe il minimo. Da noi, invece, quei magistrati che hanno voglia di fare il proprio dovere vengono osteggiati, dileggiati, accusati di tutte le bassezze possibili. E allora, molto meglio chi si fa gli affari propri. Molto meglio chi tiene un profilo basso, chi naviga a vista… lasciando perdere le indagini scottanti. Qualcuno, poi, si meraviglia del fatto che quei magistrati che provano ad applicare il principio di una “Legge uguale per tutti”, diventano degli eroi nell’immaginario collettivo. Tali magistrati vengono tacciati di eccesso di protagonismo, voglia di apparire e via discorrendo. Se vanno in televisione ad esporre le proprie ragioni (non menzionando mai particolari delle proprie indagini), si afferma che, in questo modo, si contravviene alla sacralità della funzione giudiziaria. Credo che nessuno di coloro che siano passati da questo blog abbia dubbi circa la mia simpatia per Clementina Forleo. Perché simpatizzo con la PM pugliese? Chi mi conosce personalmente, e chi abbia letto qualcosa di ciò che ho scritto in precedenza, ha capito che una mia caratteristica peculiare è quella di dietrologo patologico. Probabilmente, proprio per la mia caratteristica di paranoico sospettoso, ritengo che una persona che fa delle indagini su taluni personaggi, e che subito dopo aver posto in opera tali indagini, comincia a subire tutta una serie di intimidazioni e di episodi inquietanti e sospetti (un incidente stradale misterioso, dal quale lei e il marito escono miracolosamente illesi; un incidente stradale mortale dei genitori di lei, in Puglia…. coincidenze, solo coincidenze) mi spinge a pensare che sia sulla strada giusta, e che qualcuno abbia tutto l’interesse a che le indagini si fermino. Analogamente sono dalla parte di Luigi De Magistris. Perché? Ovviamente perché il magistrato napoletano stava provando a fare il suo lavoro e, quando si è spinto oltre i paletti che qualcuno dall’alto ha deciso che ci siano, ha cominciato a subire ogni sorta di accusa e di delegittimazione. Sono giustizialista e forcaiolo per questo? Se stare dalla parte di chi cerca la verità vuol dire essere forcaioli, ebbene sì: lo sono! Io la chiamo soltanto voglia di Verità (tutte le verità) e Giustizia. E’ chiedere troppo?
In sintonia con i precedenti post, lascio un nuovo regalo musicale a diletto dello spirito degli internanuti di passaggio. Stavolta rimaniamo in Italia (Garbo - Generazione)
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