22 aprile 2013
POLITICA
CHI NON E' SENZA PECCATO....
“Dobbiamo
pensare a una società in cui il divario tra chi ha e chi non ha sia ridotto,
nella quale esista il senso di un destino comune, un impegno condiviso a estendere
opportunità ed equità”, scrive Joseph Stiglitz. Ma non è il punto di partenza,
a mio avviso. Questo deve diventare il punto di arrivo di un nuovo modo di
concepire la gestione della cosa pubblica (e, quindi, anche il danaro
pubblico). Vent’anni di Berlusconismo hanno fatto sfracelli. Perché è una
visione del paese tutta particolare, quella di un ricco signore il cui
assillo-timore era (ed è tuttora) quello di vedersi “espropriato” il patrimonio
da politiche di equità sociale che sono, per lui, come una fastidiosa malattia
di cui trovare subito il rimedio. Tanto lavoro fatto da paladini del liberismo
(vedi le due buonanime Thatcher e Reagan), rischia sempre di essere vanificato
dalle velleità dei paladini della giustizia sociale e della difesa dei più
deboli. Ma il male del berlusconismo non è soltanto questo: il male del
berlusconismo è stato quello di portare il discorso politico all’estrema
esemplificazione del messaggio ad impatto e dello slogan. Anni di questo lavoro
hanno portato la stragrande maggioranza dei cittadini italiani a non voler
trovare il tempo di approfondire i temi e le discussioni. Una sorta di “pigrizia
indotta”, finalizzata allo scopo di creare un “popolo di tele votanti”,
piuttosto che un “popolo di cittadini” (con tutto il disprezzo mio personale
per una parola priva di significato come “popolo”). Questo male si è insinuato
anche in quelle forze politiche che avevano fatto dell’approfondimento il loro
cavallo di battaglia (vedi i partiti tradizionali, nessuno escluso). Ed anche
quando questi partiti tradizionali si sono “evoluti” (o involuti, come si
preferisce) in altre forme ed altri simboli, all’inizio tendevano a conservare
questo modo di porre i problemi. Poi, il passare del tempo ha fatto sì che la “degenerazione”
del messaggio politico prendesse piede. Il continuare a vedere la “comunicatività”
di Berlusconi come una specie di metodo infallibile per raggranellare consenso,
ha fatto sì che il tutto si spostasse verso forme di comunicazione del
messaggio sempre più povere di contenuti (e programmi) e sempre più piene di
frasi ad effetto e slogans immediatamente percettibili dall’opinione pubblica.
Il risultato? E’ sotto gli occhi di tutti!!! Un depauperamento della Politica,
e del suo scopo primario (quello della progettazione del bene collettivo)… per
lasciare spazio solo ad una corsa all’accaparramento del consenso (con tutti i
mezzi possibili) per assicurarsi le posizioni di potere o le rendite di
posizione. Va da sé che se uno è maestro di certa comunicazione, gli altri che
provano ad imitarlo, ne usciranno sempre perdenti. Ed è esattamente ciò che è
avvenuto. Il Cavaliere è stato Re incontrastato di quest’ultimo ventennio,
forte anche del fatto che gli altri, invece di presentare agli
elettori-cittadini delle alternative credibili, hanno soltanto cercato di
scimmiottare la comunicatività di Berlusconi senza avere nessuna possibilità di
vittoria… causa l’assenza di proposte alternative.
Ma il
discorso è ancora più complesso, dal mio punto di vista. Si è sempre accusata
la sinistra di procedere lungo il cammino della presunta “superiorità morale”
rispetto agli avversari. Ed anche qui, l’abilità di Berlusconi è stata grande:
Accusare i suoi avversari di ritenersi superiori, ma lasciando passare il
messaggio della sua, di superiorità. Molto poco evidente, ma devastante, questa
cosa. Perché attaccare la autoreferenzialità della sinistra italiana (ed anche
la autoreferenzialità di tutte le altre forze politiche a lui avverse) non ha
fatto altro che sottolineare la sua presunta superiorità ed autoreferenzialità.
E se il cittadino non è cascato (giustamente, a mio avviso) nella trappola di
questa presunta superiorità della sinistra, ha abboccato alla grande quando si
è trattato di credere alla “velata” ipotesi di superiorità del centrodestra
guidato da Lui!!!
Insomma,
come mi è capitato di scrivere su Facebook in questi ultimi giorni, ci siamo
mossi, in questo ultimo ventennio, come segue:
Forse il
problema italiano sta tutto nel fatto che qualunque gruppo (o classe, o
"famiglia", chiamatela come meglio vi aggrada) è portato a pensare di
avere, rispetto a tutti gli altri, una patente di superiorità. E questo vale a
tutto tondo!!!
Una specie di collettivo "Io so' io... e voi non
siete 'n cazzo"...
Del resto, in questo paese il "dogma" più
evidente è sempre stato il "Ca' nisciuno è fesso"... lasciando
intendere che il "nisciuno" sia riferito solo ed esclusivamente a chi
sta enunciando questo assioma...
E
in questo collettivo delirio, ci metto anche gli ultimi arrivati. Perché, a ben
guardare le reazioni e le esternazioni dei cosiddetti “Grillini”, la sindrome
del “Migliore” è una malattia che ha attaccato anche loro.
Quale
la strada da percorrere per pensare, poi, di poter ottenere ciò che Stiglitz
auspica? Riporto, ancora una volta, una mia riflessione:
Ho trascorso gli
ultimi vent'anni senza accorgermi che la politica s'era trasformata da
espressione alta di progetti per il bene comune a volgare rissa da Saloon del
vecchio west. Tutti (nessuno escluso) a scagliarsi verso gli
"obbrobri" altrui (o, peggio, contro l'inutilità altrui), e nessuno a
guardare quanto fossero infangate le scarpe del proprio tragitto (fango è un
attimo di autocensura).
Oggi abbiamo avuto, mi auguro, l'epilogo di tutta 'sta
storia. Da ora, prima di guardare la merda sotto la suola altrui, guarderò
attentamente le mie di suole.
Ecco,
il mio futuro è questo: guardare le mie scarpe, ogni giorno, e valutare quanto
siano sporche di fango (o di merda) prima di dire che le scarpe altrui lo siano
più delle mie. E se non sarà questo il nuovo spirito – di tutti, senza
esclusione – difficilmente si potrà pensare ad una via di salvezza per questo
paese. La solita vecchia storia della pagliuzza e della trave. Chi non è senza
peccato… sposti la trave dal suo occhio!!!!
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