21 luglio 2009
diritti
IL LAVORO DEI MAGISTRATI.
Sul sito del Corriere leggo, in merito alle dichiarazioni del Presidente Giorgio Napolitano fatte alla "cerimonia del Ventaglio", le seguenti parole: "Sulle presunte «nuove rivelazioni» sui mandanti della strage, il presidente ha aggiunto: «Sono rivelazioni che vengono da soggetti per lo meno discutibili. Bisogna fare attenzione alle testimonianze rese in sede giudiziaria. È lì che vanno vagliate e, eventualmente, vanno squarciati i veli. Tutti i collaboratori di giustizia inizialmente non godono di una grande credibilità, e certe rivelazioni sono state accolte da un clamore un po' eccessivo. Occorre lasciare che i magistrati facciano il loro lavoro»." (Per chi volesse leggere l'articolo nella sua interezza, basta cliccare qui) La domanda che mi pongo, a questo punto, è la seguente: "Ma i magistrati che dovrebbero fare il loro lavoro (da qualche anno a questa parte), sono messi nelle condizioni di farlo, il proprio lavoro? Sono, da sempre, convinto che coloro che lavorano male (vedi qualche giudice che ci mette anni per depositare le motivazioni di una sentenza) vadano sanzionati in maniera anche piuttosto severa! Ma coloro che lavorano bene... qualcuno è in grado di spiegarmi perché, in un modo o nell'altro, vengono messi in condizione di non poter svolgere il proprio compito?
14 ottobre 2008
sentimenti
UN TENTATIVO ESTREMO.
Il post che vado a buttare giù oggi riprende il discorso della detenzione di Angelo Falcone in India, e degli oltre tremila nostri concittadini che hanno avuto la disavventura di una sorte analoga. Pubblico una lettera che ho scritto e che ho sottoposto all’analisi di Giovanni Falcone. L’intento è quello di spingere i lettori del mio blog a tempestare gli indirizzi e-mail, riportati in calce al post, con il testo della lettera. Ovviamente, qualunque altro blogger (lucano e non, visto che si tratta di un problema nazionale) è autorizzato ad appropriarsi del testo della lettera (con relativi indirizzi di posta elettronica cui indirizzarlo) e pubblicarlo sul proprio blog. Si tratta di un tentativo estremo, ma, in questi casi, tutto va tentato. Copiate il testo della lettera seguente, incollatelo nella casella del testo del messaggio e inviatelo via e-mail agli indirizzi che riporto alla fine del post.
Egregio signore,
“È ciò che ci chiedono i Cittadini”, è una frase che spesso, troppo spesso, abbiamo ascoltato in TV, pronunciata da tutti, dico tutti, i rappresentanti dei suddetti Cittadini che siedono in parlamento. Chi le scrive è uno di quei Cittadini di questo Paese, di quei cittadini che ancora credono, in maniera piuttosto forte, alle Istituzioni. Finora non mi è mai capitato di sentirmi fare, da qualcuno dei parlamentari di questa Repubblica, la domanda: “Cosa chiedi, carissimo Cittadino, a noi tuoi rappresentanti?”. Non voglio inoltrarmi in polemiche e critiche immotivate… non ci penso e non ne sarei capace. Vorrei, soltanto, rendere noto a Lei quale sia il mio concetto di Stato; concetto che posso semplificare come segue: lo Stato è un Padre che deve (ma soprattutto, Vuole) occuparsi dei propri figli senza riserve e senza tentennamenti; Un Padre è colui che si precipita a rotta di collo dal proprio Figlio ogni qual volta ve ne sia la necessità; ogni volta che si presenti una difficoltà che implichi un aiuto, un consiglio, un intervento di qualsivoglia natura. Un Padre amorevole ma, all’occorrenza, inflessibile. Inflessibile quando sia palese un cattivo comportamento di un suo figlio. Un Padre pronto a comprendere, ma pronto anche a punire, se lo merita, un figlio che si sia comportato in modo non adeguato alle regole familiari. Questa lettera nasce dopo mesi di riflessione su di una vicenda particolare di cui poco si parla: l’arresto e la detenzione in India di un nostro concittadino. Il suo nome è Angelo Falcone, ed è stato arrestato, con il suo amico Simone Nobili, dalla polizia Indiana con l’accusa di detenzione di 18 kg di droga. Seguendo il blog del padre di Angelo, Giovanni Falcone, ho scoperto che di nostri cittadini detenuti all’estero ve ne sono più di 3.000! Non ho potuto verificare di persona, pertanto mi debbo fidare delle cifre fornite dal sig. Falcone… ma non ho motivi per dubitare di quanto affermato sul suo blog. Allora, la mia domanda è la seguente: questi nostri concittadini detenuti all’estero sono figli di questo Padre-Stato? Se sì, come mai le istituzioni di questo paese non si comportano come si comporterebbe un Padre nel caso di un proprio figlio? Ad Agosto, per Angelo Falcone e l’amico Simone, c’è stato il verdetto di Condanna a 10 anni. La possibilità di ricorso in appello ha come termine perentorio il 23 ottobre… il tempo stringe! Mi aspetterei, da un Padre, una corsa in India per vedere di persona come stanno le cose. Giovanni Falcone non riesce a parlare con suo figlio neppure telefonicamente. E, da quanto mi capita di leggere sul suo blog, l’interessamento delle Istituzioni di questo Paese sulla faccenda è, per così dire, insufficiente. Come se il Padre-Stato abbia già emesso giudizio di condanna sul proprio figlio, ed abbia deciso di punirlo per la mancanza commessa. Mi sarei aspettato, nel caso particolare di Angelo e, più in generale, nel caso dei nostri oltre 3.000 connazionali detenuti in penitenziari esteri, un atteggiamento differente. In fondo, bisognerebbe domandarsi se in tali paesi esistano quelle garanzie che sono caratteristiche di un qualunque Stato di Diritto degno di questo nome. Siamo sicuri che l’India garantisca gli imputati secondo tali canoni? E tutti gli altri paesi in cui sono detenuti nostri concittadini? Ecco: un Padre dovrebbe correre in soccorso di un proprio figlio per cercare di garantirgli tutto il necessario per affrontare le vicissitudini in cui è incappato. Se, con tutte le garanzie del caso, si dovesse dimostrare un “ERRORE PALESE” commesso dal Figlio, allora il Padre avrebbe tutti i motivi per punire tale errore. Voglio sottolineare il fatto che, più volte, Giovanni Falcone ha dichiarato che, se sulla base di un processo serio ed equo, suo figlio Angelo dovesse essere riconosciuto colpevole, sarebbe il PRIMO a pronunciarsi per la detenzione. Per un processo serio ed equo, segnato, cioè, da tutte le garanzie che vengono concesse nel nostro paese a chiunque incappi nei meccanismi della legge, le Istituzioni italiane si sono mosse? Nel caso di Angelo e dei più di 3.000 già citati, è stato fatto tutto ciò che andava fatto?
Concludo dicendo che, da Cittadino di questa Repubblica, chiedo alle Istituzioni tutte, di occuparsi dei propri Figli detenuti all’estero. In virtù del fatto che il mio sentire lo Stato è forte, e altrettanto forte deve essere la risposta dello Stato ai propri cittadini. Se ciò non dovesse essere possibile mi troverò nella bruttissima condizione di figlio di un Padre non disposto ad occuparsi di me… fatto che, per il mio modo di sentire lo Stato e le Istituzioni, non mi lascia tranquillo affatto.
Distinti saluti
presidenza.repubblica@quirinale.it (Presidente della Repubblica) http://presidente16.camera.it/servizio/30/mail.asp (Presidente della Camera dei Deputati) schifani_r@posta.senato.it (Presidente del Senato) gabinetto@cert.esteri.it (Ministro degli Esteri) larepubblica@repubblica.it (La Repubblica) http://www.corriere.it/solferino/main_mieli-form.shtml (Corriere della Sera) direttore@ilquotidianodellabasilicata.it (Il Quotidiano della Basilicata) nuovabas@tin.it (La Nuova)
P.S. SAREI PER UN POST CONGIUNTO TRA TUTTI I BLOGGERS CHE APPOGGIANO L'INIZIATIVA. SI POTREBBE DECIDERE UNA GIORNATA IN CUI ATTUARE IL BOMBARDAMENTO DELLE CASELLE DI POSTA ELETTRONICA RIPORTATE.
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