5 giugno 2015
POLITICA
RIANIMIAMO QUESTO PAESE.
"Una delle punizioni che ti spettano per non aver partecipato alla
politica è di essere governato da esseri inferiori." Platone aveva
sintetizzato, con questa frase, il problema principale del mondo. E questa
frase di Platone io la voglio “scagliare”, sbattere in faccia a coloro che non partecipano alla
politica e non per attaccare quelli che non partecipano alle elezioni! Partecipazione e
democrazia nulla hanno a che fare con l’avere tra le mani una matita e una
scheda elettorale. Perché la situazione del nostro paese (ma anche del resto
del mondo, sia chiaro), è un'assenza di partecipazione all'attività politica,
prima che un'assenza dalle urne. Tra chi non partecipa attivamente alla vita
politica (anche con la presenza in un semplice comitato di quartiere) e chi non
partecipa alle elezioni, preferisco spezzare una lancia a favore della seconda
categoria. Ma la seconda categoria, badate bene, deriva direttamente dalla
prima!!! I gruppi di potere (economico, politico e via di questo passo) hanno
costruito una società portata all’appiattimento su un semplice concetto: La
politica è un affare sporco! Prova ne sia il fatto che in tanti possono
obiettare alle mie considerazioni precedenti, con un semplice: “Non appena entri
nel giro dell’attività politica, subito vieni inquinato dal malcostume che
domina nell’agone politico”. Potrebbe essere vero, tutto ciò… ma basta
pochissimo per demolire anche questo labile teorema. Partiamo da un periodo
relativamente lontano nel tempo: il periodo in cui si decise che le sezioni di
Partito dovessero venire trasformate in “Circoli”. I circoli sono luoghi-non
luoghi, a mio avviso. Sono deputati ad essere spazi “non occupati”, perché il “circolare”
delle persone all’interno diventa una cosa liquida… per non dire gassosa. In
tempi relativamente lontani, le sezioni di Partito erano luoghi nei quali l’appartenenza
ad una “parte” del paese era sentita in maniera profonda. Il solo entrare in
quei luoghi ti faceva sentire parte integrante del Paese, perché sapevi che la
tua partecipazione, in qualche modo, serviva a portare avanti istanze generali,
progetti tendenti al bene collettivo più che interessi di pochi. Certo, c’era
chi, attraverso l’attività all’interno del Partito, era più interessato a
perseguire interessi personali o di gruppi ristretti di persone… ma sfuggire al
controllo di centinaia di iscritti e attivisti-partecipanti alla vita del
Partito non era facile come, invece, sembra diventato da qualche lustro.
Insomma, il modo per
non rischiare di venire inquinati dal malcostume politico, a rifletterci bene, rimane
ancora quello di avere strutture di Partito nelle cui sezioni locali (ce n’erano
finanche nei paesini più sperduti del paese) vi sia la partecipazione di grandi numeri
di cittadini, portatori di istanze particolari che, una volta entrate nella
dialettica politica, diventino istanze collettive e progetto di una società
orientata alla crescita del Paese in tutti i sensi. Con queste considerazioni non
sto facendo alcun tipo di propaganda per un partito o per un altro. Sto
solamente dicendo che se le sezioni di partito rimanessero presidiate da gente
che controlla coloro che siedono nei
posti di rilievo, allora qualche speranza che "l'inquinamento" possa
evitarsi c'è. Ma noi siamo stati abituati, fin da piccoli, che la nostra
coscienza sarebbe stata "a posto" con una croce fatta con una matita
su una scheda elettorale. E questo ci
ha allontanati, poco alla volta, dalla partecipazione “ATTIVA” alla vita
politica. Le sezioni di Partito, scomode per gli interessi dei comitati d’affari
che, nella presenza dei cittadini alla vita politica vedevano un impedimento,
ci ha portati, giorno dopo giorno, a quella liquidità della partecipazione che
ha inventato, ad un certo punto, i “Circoli”… che proprio per questo aspetto di
disimpegno da parte della gente, hanno consentito ai portatori di interessi
particolari, personali o oligarchici, all’inquinamento quasi irrimediabile dei
costumi politici.
Tutto è diventato “soluzione calata dall’alto” (non
ultima quella delle candidature, imposte da una ristretta cerchia di
maggiorenti dei Partiti politici che, in quanto portatori di istanze personali
o di comitati d’affari, non proponevano più persone di chiara preparazione
culturale e politica, ma solo degli “Yes-men” che dovevano farsi esecutori
materiali di progetti che poco avevano a che fare col bene comune. Ovvio che,
da un ventennio a questa parte, ci siamo ritrovati nelle stanze dei bottoni
soltanto persone che, dietro lauti compensi che non venivano “osteggiati” da
nessuno, si ritrovavano ad eseguire ordini precisi di ristrette cerchie di
gruppi di potere economico-finanziario che li avevano piazzati in quei posti
proprio con questo scopo.
Cosa pensate che sia questa storia di Jovanotti e del
"lavorare gratis" che è sotto i riflettori in questi giorni? Tutti a
pontificare e sentenziare su qualcosa che avrebbe detto il noto intellettuale
Jovanotti.... e la cosa mi fa sorridere. Perché, a ben pensarci, visti i
compensi di una cospicua parte di persone, in questo paese, direi che, fatti
due conti, il mio stipendio potrebbe essere equiparato ad un lavorare gratis...
cittadini che non hanno più prospettive o margini di sogno e progettazione
perché la politica si è fatta promotrice di istanze che non riguardano più i summenzionati
cittadini, ma solo interessi particolari dei gruppi economico-finanziari ai
quali, non è un segreto per nessuno, la possibilità che i cittadini possano vivere in
maniera dignitosa la propria esistenza diventa un fastidio.
Ora, che Lorenzo Cherubini, detto Jovanotti, esprima
le sue opinioni mi pare che possa essere una cosa legittima. Quelli che
prendono le sue difese o scagliano le proprie accuse al cantante, invece, mi
danno l’impressione di blaterare soltanto (siano essi personaggi di una qualche
fama o semplici cittadini sconosciuti). E, soprattutto, blaterano sulla scorta
di ideologie che, secondo i più, sarebbero morte (ma che, a mio avviso, sono
più vive che mai)... appoggiandosi a dei cadaveri e facendoli ritornare in
vita... ma un ritorno in vita peggiorativo
rispetto a ciò che queste ideologie erano prima della presunta dipartita. E non distante dalla ricorrenza dell’anniversario
della Repubblica Italiana, quando si mandò via la dinastia cialtrona dei Savoia,
oggi ci vorrebbe un moto di orgoglio dei cittadini Italiani per liberare
l'Italia dalla generazione cialtrona degli attuali politici.
Ultima riflessione: la tornata elettorale che ha
visto il trionfo dell’astensionismo, mi stimola la seguente domanda: qual è,
secondo quelli che parlano e scrivono bene, questa famosa "opinione
pubblica"? Quella che è andata a votare o quella che non è andata a
votare? Ecco! Ciò che non si riesce a comprendere (secondo il mio immodesto
parere) è il fatto che ci hanno riempito la testa col concetto di “opinione
pubblica” (roba che va comodamente bene ai comitati d’affari che prosperano in
questo paese come nel resto del mondo) e ci hanno fatto perdere di vista un
concetto che, invece, è diametralmente opposto: quello di “Coscienza collettiva”…
che può essere realizzata solo se, quanto prima, si ritornerà a diventare
cittadini attivi nella politica. Magari riaprendo le sezioni di partito e
ritagliandosi, ognuno di noi, uno spazio quotidiano da dedicare anche al Paese.
Cosa che, apparentemente, sta provando a fare il Movimento 5 stelle… dico
apparentemente perché, a ben guardare, partecipare “on line”, non mi pare cosa
differente dai summenzionati “circoli”. Insomma, c’è da ricostruire un Paese
come fosse reduce da una guerra… e per farlo bisognerebbe
che la maggioranza dei cittadini cominciassero a riaffollare i partiti...
perché starci dentro, anche se sono ridotti a cloache maleodoranti, servirebbe
a non lasciare grossi margini di manovra agli affaristi che, invece, prosperano
proprio per l'assenza di attivismo all'interno dei partiti. La partecipazione è
questa, non una scheda e una matita, secondo me. Questo era il messaggio di
Gaber, secondo il mio personale punto di vista: partecipazione come persone
attive, che si muovono in prima persona all'interno delle strutture che, poi,
devono esprimere classe dirigente del paese.
Concludendo: vogliamo resuscitare la democrazia
(intesa come partecipazione, alla Gaber, per intenderci)? Chiudiamo i circoli e
gli account internet e riapriamo le sezioni. Qualunque sia il partito, bisogna
consentire alla gente di partecipare alla sua vita. Altrimenti, Democrazia
rimarrà solo uno dei vocaboli contenuti nello Zingarelli o Devoto-Oli o
Treccani e via di questo passo. E le urne diventeranno sempre più vuote. Prima
che sia troppo tardi, rianimiamo questo Paese.
20 gennaio 2009
POLITICA
UN'ALTRA CITTA' E' POSSIBILE.
Un’altra Città è possibile. Gruppi, movimenti, associazioni e cittadini della società civile presenti sul territorio si sono incontrati sabato 17 gennaio scorso al Cine-teatro “Don Bosco” di Potenza (la mia Città) per una discussione dal titolo accattivante. Ne parlo soltanto oggi perché avevo voglia di digerire, metabolizzare le riflessioni, le proposte e gli spunti di discussione venuti fuori in quella bella serata. Il punto di partenza del mio post è una bella frase di Don Marcello Cozzi (patron di Libera Basilicata): “Abitare la politica”. Ora, il sottoscritto, ha sempre pensato che Politica è qualcosa che nulla ha a che fare con partiti politici, potentati economico-affaristici e via discorrendo; e questa frase è stata una sorta di illuminazione! Ecco, questa bella frase è la stella da seguire per interrompere il circolo vizioso che per decenni ha inchiodato il cittadino di questa città al ruolo di suddito, consumatore (nel senso più deleterio del termine; e qualcuno sa quanto io detesti questo termine anche nella sua accezione… meno negativa) e, nel migliore dei casi, elettore. Abitare la politica è far sì che i cittadini non siano più costretti a subire, per la loro città, decisioni piovute dall’alto, senza consultare comitati, associazioni, gruppi, movimenti e, non ultimi, i cittadini. L’incontro ha avuto inizio con la proiezione di un reportage fotografico sulle “brutture” della nostra città, in cui erano evidenziate, impietosamente, situazioni di cementificazione selvaggia, totale assenza di cura per il pubblico (dal verde all’arredo urbano), esempi di inciviltà quali rifiuti buttati un po’ dovunque e parcheggio selvaggio, antenne per telecomunicazione ubicate in prossimità di zone densamente abitate e senza alcuna pianificazione. Al termine della proiezione, ha avuto inizio la trattazione del tema della serata: oltre un trentennio di pessima amministrazione del bene comune! Che ha significato un imbarbarimento dal punto di vista urbanistico (con vantaggi esclusivi di pochi costruttori, come ha voluto sottolineare Gildo Claps, uno dei promotori della serata), dal punto di vista del verde pubblico (con rinnovate critiche al Regolamento Urbanistico di recente stesura), dal punto di vista della crescita del traffico automobilistico (a scapito di un serviziodi trasporto urbano che definire insufficiente è un atto di pietà), dal punto di vista della fruibilità per anziani e bambini di una città che non offre spazi adeguati a queste fasce di popolazione, dal punto di vista di un piano per i rifiuti che non decolla (con una raccolta differenziata che definire scarsissima non rende giustizia), dal punto di vista dell’utilizzo delle energie alternative. Un chiaro atto d’accusa alle amministrazioni precedenti, ma con in più una voglia di sensibilizzare i cittadini ad assumersi le proprie responsabilità: sia chiaro, se gli amministratori che si sono succeduti negli anni alla guida della città hanno potuto fare ciò che è sotto gli occhi di tutti, è perché i cittadini si sono chiamati fuori dalla partecipazione alla vita politica della città… delegando ai partiti ciò che, poi, si è tradotto in un “Fate voi”. Ecco, l’incontro di sabato l’ho letto come tale: una voglia di non lasciare più deleghe in bianco a chicchessia. Una esigenza di riappropriarsi della città in maniera più partecipativa. Gli organizzatori si sono subito affrettati a specificare che l’incontro non voleva essere un tentativo di presentare liste civiche o autonome dai partiti, ma chiedendo, al tempo stesso, un criterio più democratico nel formare le liste. Ma io mi domando: va bene tentare di portare avanti delle istanze per il bene comune; va benissimo anche provare a sedersi attorno ad un tavolo con i partiti e stimolarli a prendere in considerazione queste istanze. Ma Basta?
I partiti politici hanno fatto, in questi ultimi anni, il bello e il cattivo tempo passando sopra, con disinvoltura sconcertante, a tutto ciò che poteva essere “bene comune”. E, siccome mi ha colpito molto un momento dell’intervento dell’Arch. Maroscia, quando, parlando del potere e della forza che, ormai, hanno i partiti, ripiegati solo su loro stessi, lontani dal contatto col cittadino, sarebbe necessario operare in modo tale da indebolirli, metterli di fronte alle loro responsabilità perché possano fare un’analisi piena dei propri errori. E quale modo migliore, per indebolire lo strapotere dei partiti, di una lista civica che eroda i consensi e sia in grado di ridimensionare la forza dei partiti? Allora, questa voglia di non delegare più, questa voglia di partecipare attivamente alle decisioni che riguardano la città, direi, dovrebbe stimolare a investire su un progetto, un programma a favore del bene comune che sarebbe materia di confronto con i partiti. Perché, parliamoci chiaro: i partiti non credo siano molto propensi ad uscire dalle segreterie e confrontarsi con chicchessia per la formazione delle liste. Io credo molto di più ad una lista civica che peschi nella società civile candidature di qualità, che abbia un progetto serio per la città. Una lista civica che nasca democraticamente per le strade… non all’interno di una segreteria di partito.
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